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Marco Travaglio agghiacciante su Conte-Ricci: "Come la corda l'impiccato"

venerdì 1 agosto 2025

2' di lettura

Giuseppe Conte per ora frenga sulla vicenda giudiziaria che ha travolto Matteo Ricci, candidato del campo largo nelle Marche. In un primo momento l'ex avvocato del popolo, seguendo la sua linea tipicamente giustizialista, non si era espresso sul caso Affidopoli. Ma il suo pensiero era abbastanza chiaro: presentarsi alle Regionali con un indagato procurerebbe un certo imbarazzo alla base del M5s, soprattutto ai grillini della prima ora. L'ex sindaco di Pesaro, quindi, si è trovato costretto a inviare le carte all'ex premier per avere una sorta di lascia passare dal leader del Movimento. Poi però l'ex presidente del Consiglio ha dichiarato pubblicamente il suo sostegno a Ricci

C'è però da registrare un certo imbarazza anche dalle parti del Fatto Quotidiano. Il direttore Marco Travaglio si è infatti trovato costretto a giustificare il salto acrobatico del suo pupillo, a dispetto della linea giustizialista che ha sempre contraddistinto il suo giornale. "Il via libera di Conte a Matteo Ricci nelle Marche è forse obbligato, ma rischioso. Dalle carte finora rese pubbliche… non emergono elementi che dimostrino la sua consapevolezza o complicità nello scambio - spiega Travaglio -. E nessuno sa se i pm che lo accusano di concorso in corruzione quegli elementi li posseggano e li tengano nel polsino o no. Giusto prendere tempo per leggere le carte disponibili e attendere gli interrogatori. La partita chiusa ieri - aggiunge - si riaprirà con la richiesta di rinvio a giudizio quando non ci sarà più nulla da fare: se sarà prima delle elezioni, i 5Stelle inviteranno a non votare Ricci; se sarà dopo, usciranno dalla giunta (come in Puglia da quella di Emiliano, neppure indagato), oppure il Pd si ricorderà di avere un Codice etico che impone le dimissioni ai rinviati a giudizio per corruzione”.

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E ancora: "Conte sostiene Ricci come la corda sostiene l’impiccato: appoggio condizionato e a tempo. Il che rende ancor più assurde le decisioni del Pd di candidarlo e, con l’aggravarsi dello scandalo, di confermarlo… se sarà eletto presidente delle Marche, passerà mesi o anni appeso agli umori dei suoi ex fedelissimi… queste sono le ragioni, non penali ma politiche, che avrebbero dovuto indurre il Pd, a conoscenza del caso fin dall’inizio, a scegliere un altro”.

Infine, quasi un de profundis dedicato al Pd di Elly Schlein: "Schlein&C. si sono finti morti in modalità opossum. Come a Milano, dove mesi di inchieste giornalistiche e poi l’avviso a Sala e le richieste d’arresto per il resto del Sistema Milano non sono bastati per affrontare una questione morale (non penale) grande come un grattacielo. Così ieri gli arresti sono arrivati. Ma l’opossum, dopo essersi finto morto per sfuggire ai predatori, si rimette in piedi. Nel Pd ancora tutto tace: più che tanatòsi, è rigor mortis".

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