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Giorgetti: "Già quest’anno porteremo il deficit sotto il 3% del Pil"

Il ministro dell'Economia esulta per il rialzo del rating: "Un premio per le famiglie". Sulla procedura Ue per disavanzo: "Uscirne obiettivo reale"
di Attilio Barbieridomenica 21 settembre 2025
Giorgetti: "Già quest’anno porteremo il deficit sotto il 3% del Pil"

(Ansa)

3' di lettura

La promozione dell’agenzia internazionale Fitch, arrivata nella notte fra venerdì e sabato ha rafforzato l’ottimismo sulle prospettive dell’Italia. Portare il deficit italiano sotto la fatidica soglia del 3% del Pil già quest’anno non è più solo un auspicio, ma diventa per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti una prospettiva concreta: «È possibile», ha spiegato parlando a margine dell’Ecofin informale di Copenaghen, e soprattutto sarebbe «un’opportunità storica» da cogliere per uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo aperta da Bruxelles sull’Italia. E non è più un auspicio. «Non c’è nessuna fantasia», ha replicato a una domanda sull'ipotesi che l'Italia possa anche tornare sotto la soglia del 3% fissata dai Trattati entro dicembre.

Fitch per ora, nel promuovere il rating dell’Italia (salito a BBB+ dal precedente BBB) ha parlato di una stima del disavanzo italiano al 3,1% a fine anno e comunque già sotto il 3,3% delle proiezioni del Mef.
«Se avremo l’opportunità di uscire» della procedura «sarà nostro dovere coglierla», ha ribadito il ministro. I dati Istat dei prossimi mesi saranno decisivi ha spiegato, ma il traguardo è alla nostra portata.

Dalla Ue il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis ha segnalato di «accogliere con favore» la prospettiva: «Se l’Italia porterà il deficit sotto il 3% del Pil, allora la procedura per disavanzo eccessivo potrà essere abrogata». E «come sempre effettueremo questa valutazione nel corso del semestre europeo di primavera». Ma secondo quanto apprende l’Ansa, la Commissione potrebbe chiudere la procedura per deficit eccessivo con una certa discrezionalità sulle regole del cosiddetto “braccio correttivo” del Patto di stabilità. In pratica Bruxelles potrebbe anche decidere di chiuderla qualora vi siano proiezioni future del deficit pubblico sotto il 3% «credibili e sostenibili».

Grazie a Fitch ci potrà essere anche un risparmio sul costo del debito ma tutto dipenderà dai tassi di interesse, ha ricordato Giorgetti chiedendo aperture in tal senso a Francoforte: nel «rispetto» delle prerogative Bce, «un taglio (ai tassi, ndr) sarebbe benvenuto». Senza però ricamare troppo sull’esistenza di presunti tesoretti da spendere. Nel dibattito sulla manovra, il ministro frena su illusioni di nuovi spazi di spesa. «Non c’è nessun tesoretto», ha detto. Sul taglio delle aliquote Irpef «il governo ha degli obiettivi» ma io «ho anche la responsabilità di tenere il sentiero in sicurezza».

Giorgetti ha aperto poi a nuove misure di «pace fiscale». Un’apertura alla nuova rottamazione invocata a più riprese dal segretario della Lega Matteo Salvini. Con un avvertimento, però da parte del titolare dell’Economia: «Per chi non vuole la pace ci sarà un po’ di guerra». In pratica chi non dovesse mettersi in regola potrà aspettarsi nuova pressione dall’Agenzia delle Entrate. E quanto ai partiti: «Li accontenteremo, ma senza mettere a rischio il bilancio dello Stato».

Dunque benvenga l’intervento sulle aliquote Irpef a beneficio del ceto medio. A condizione però di non scassare l’equilibrio dei conti. D’altronde «tutta questa disciplina contabile di finanza pubblica è finalizzata a ridurre il carico fiscale agli italiani, non aumentare la spesa. Questa è la priorità del governo, non semplicemente una promessa elettorale», ha chiarito Giorgetti, parlando del possibile intervento sull'aliquota intermedia Irpef.
Quanto a Mediobanca il titolare del ministero di via XX Settembre non ha dubbi e promuove senza se e senza ma l’Opas vittoriosa del Montepaschi, nel giorno in cui si è saputo che dopo averla aspramente criticata per mesi anche l’ad di Mediobanca Alberto Nagel, il presidente Renato Pagliaro e il direttore generale Francesco Saverio Vinci hanno aderito all’offerta. Pagliaro ha conferito un milione di azioni, Nagel 364mila azioni e Vinci 263mila titoli, nel tentativo di far fruttare al massimo le azioni di Piazzetta Cuccia in loro possesso che ha già portato nelle tasche dei tre 90 milioni di euro e che, agli attuali corsi, potrebbe portarne altri 50-60.
«Abbiamo votato a favore in assemblea», ha puntualizzato Giorgetti a proposito dell’Opas di Mps «e vuol dire che pensavamo fosse una cosa positiva» ma soprattutto, «ha risposto il mercato» che ha valutato «positivamente» l’offerta con un’adesione «al di là di ogni aspettativa». Alla luce del 70,5% raccolto finora dal Monte, la soglia dell’80% è a portata di mano. Quanto al Tesoro, che per effetto dell’operazione si diluirà dall’11,7% al 5% circa «non avevamo il controllo prima, tanto meno ce l'abbiamo adesso», ha detto Giorgetti, che ha escluso favoritismi a vantaggio di Mps: «Non abbiamo aiutato nessuno».