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Manovra, imposta ridotta al 15% sugli affitti a lungo termine

di Michele Zaccardimercoledì 5 novembre 2025
Manovra, imposta ridotta al 15% sugli affitti a lungo termine

3' di lettura

L’idea l’ha lanciata Maurizio Lupi: ridurre la cedolare secca per gli affitti a lungo termine dal 21 al 15%. Un modo per incentivare le locazioni abitative invece che disincentivare quelle brevi, con un aumento della tassazione come previsto dalla manovra. E insomma, l’emendamento annunciato dal leader di Noi Moderati potrebbe rappresentare il punto di caduta tra le forze della maggioranza sulla legge di bilancio. Risorse permettendo, ça va sans dire. Anche perché l’intervento non è certo a costo zero. Soprattutto se, come sembra, l’ipotesi che circola per mettere tutti d’accordoLega e Forza Italia desiderosi di intestarsi la difesa degli interessi dei proprietari, da un lato; il governo intenzionato a non aumentare il deficit («saldi invariati», è il mantra giorgettiano) dall’altro - è di ridurre pure l’aumento del prelievo previsto dalla manovra sugli affitti brevi: invece che al 26%, l’imposta salirebbe “solo” al 23%.

Il ministro dell’Economia ha d’altra parte messo in chiaro di non voler fare le barricate («non è una questione di vita odi morte») e ha negato un supposto intento punitivo della misura verso i proprietari. «C’è però da capire se bisogna in qualche modo premiare le locazioni per abitazione oppure le locazioni per i turisti stranieri» ha dichiarato Giorgetti. Va detto che, sul prelievo per le locazioni turistiche, trovare una soluzione non è certo impossibile stante le cifre in gioco: l’incasso previsto è modesto, appena 130 milioni. Più complicato, invece, tagliare la cedolare sugli affitti a lungo termine. Questioni che andranno risolte nel prosieguo dei lavori parlamentari. Ieri è stato reso noto il calendario perla manovra. Il termine per la presentazione degli emendamenti è il 14 novembre alle 10 e quello per i segnalati (circa 300) martedì 18 alle 19. L’obiettivo è arrivare in Aula al massimo il 15 dicembre. Ieri si è svolta una riunione dello stato maggiore di Forza Italia, presieduta dal segretario Antonio Tajani. Gli azzurri hanno ribadito il proprio impegno su tre temi (casa, sicurezza e riduzione della tassazione sulle attività produttive), sui quali presenteranno una serie di emendamenti.

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Intanto ieri sono proseguite le audizioni sul testo con gli interventi delle imprese e dei sindacati. Critiche sono arrivate da Confindustria, che è intervenuta davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato tramite il direttore generale Maurizio Tarquini. La manovra 2026 è «sostanzialmente “a saldo zero”, senza impatto significativo sul Pil» ha detto il rappresentante degli industriali, evidenziando che la legge «mobilita risorse pari a 21,3 miliardi nel 2026, 18,8 nel 2027 e 16,4 nel 2028, a fronte di coperture pari a 20,4 miliardi nel 2026 (inclusi i 5,1 miliardi da rimodulazione Pnrr 13,0 nel 2027 e 9,6 nel 2028». «La crescita resta debole, il Paese è tornato, dopo la vigorosa ripresa post-pandemica, ai livelli da “zero virgola” e fatica a ritrovare slancio» ha affermato Tarquini. Viale dell’Astronomia riconosce «la disponibilità al dialogo del governo che si è tradotta nella condivisione di scelte importanti», specie «alla luce dei ristretti margini di intervento, indicati nel documento programmatico di finanza pubblica, che rendono nullo l’impatto della manovra sul Pil» del 2026. Tuttavia, ha aggiunto Tarquini, leggiamo la manovra come «la prima tappa di un percorso che ne vede almeno altre due prioritarie: la rimodulazione del Pnrr e il contenimento del costo dell’energia».

Critiche anche da Ania, l’associazione che riunisce le assicurazioni. «Ogni anno, le compagnie versano oltre 12 miliardi di imposte» un importo che «rappresenta un’incidenza sul valore aggiunto nazionale quasi doppia rispetto alla media degli altri settori» ha dichiarato il presidente, Giovanni Liverani, lamentando l’aumento del prelievo stabilito in manovra: «Il contributo sia equo e ragionevole. Le assicurazioni sono uno strumento potente per risolvere tematiche socio economiche», non un bancomat per misure tampone. Sul piede di guerra la Cgil che minaccia una nuova mobilitazione. Una manovra «palesemente inadeguata, ingiusta e controproducente. Per questo abbiamo manifestato e per questo proseguiremo la nostra mobilitazione a supporto di richieste precise che in questa sede ribadiamo in maniera molto sintetica» hanno affermato i rappresentanti Cgil in audizione. Più conciliante la Cisl che accoglie favorevolmente il taglio dell’aliquota Irpef al 33% per i redditi fino a 50 mila ma chieste di estendere la platea dei beneficiari. In serata è stato Giorgetti a ribadire che «è tutto naturalissimo». «I banchieri» ha detto «difendono gli interessi delle banche, gli industriali difendono gli interessi degli industriali eccetera. Il ministro fa l’interesse generale, che è una cosa diversa. Le critiche sono utili per capire come si può migliorare. Giovedì vado in Parlamento.

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