Dalle energie “fossili” a quelle “rinnovabili”, per un ambiente sempre meno contaminato e con una riduzione importante delle emissioni di gas serra. Il tema della transizione energetica è urgente e necessario e trasformare i sistemi di produzione, distribuzione e consumo di energia è la sfida del nuovo millennio. Una sfida che coinvolge tutti, le istituzioni, le imprese e cittadini.
Tra le iniziative maggiormente in grado di coinvolgere le comunità ci sono le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Cosa sono? Si tratta di aggregazioni di cittadini, piccole e medie imprese ed enti locali che scelgono di produrre, condividere e consumare energia rinnovabile, avvalendosi anche del supporto di aziende importanti come Enel.
L’energia generata localmente resta a beneficio del territorio, creando valore economico, sociale e ambientale. Partecipare a una CER è gratuito e volontario e chi aderisce può farlo come semplice consumatore o come produttore se dispone di un impianto rinnovabile. Questo approccio favorisce una gestione più efficiente dell’energia e genera valore per le comunità locali. Inoltre, i membri delle CER possono beneficiare di incentivi economici legati all’autoproduzione, contribuendo così non solo alla decarbonizzazione, ma anche alla riduzione delle bollette e alla stabilità dei costi nel tempo.
Un’idea, questa, che non è solo su carta, ma può già trovare applicazioni significative sul territorio, dove le prime esperienze già avviate ne dimostrano la concretezza: a Fiorano e Maranello (Modena), ad esempio, è in corso di sviluppo una Comunità Energetica alimentata da un impianto fotovoltaico da circa 1 MW nell’area dell’autodromo, capace di generare 1,5 GWh l’anno grazie all’uso di tecnologie avanzate come tracker e moduli bifacciali. Un progetto concreto, per rendere la transizione energetica un motore di indipendenza, innovazione e sviluppo locale.
Accanto alle CER, c’è poi l’autoproduzione virtuale di energia, per chi non dispone di spazi o condizioni tecniche per installare impianti rinnovabili: come nel caso del progetto “Ebitts”, creato da Enel, che rappresenta una soluzione pionieristica per utilizzare la tecnologia blockchain allo scopo di garantire piena trasparenza, tracciabilità e proprietà dell’energia prodotta. Funziona così: tramite una piattaforma digitale, la Token Box, è possibile acquistare un pacchetto di token che corrispondono a quote di impianti fotovoltaici o eolici situati in Italia (come quelli di Piani della Marina e Baselice).
Ogni token (se siete a digiuno di economia pensate alle semplici “monete” che acquistate ai concerti per poter prendere birra e panini) rappresenta una quota dell’energia realmente prodotta dall’impianto, che viene assegnata all’utente. Non solo la produzione viene scalata dai consumi in bolletta, ma in caso di eccedenze (cioè quando i propri consumi non ‘saturano’ la produzione), si riceve in bolletta il corrispettivo dell’energia non consumata, legato al prezzo di mercato dell’energia.
La Token Box è completamente personalizzabile per potenza e durata (10, 15 o 20 anni) e permette di designare più beneficiari o trasferire i vantaggi in caso di cambio di abitazione. Si tratta di una formula flessibile, pensata per democratizzare l’accesso all’energia rinnovabile, anche per chi vive in contesti urbani o in abitazioni senza tetto di proprietà.
Insomma, la transizione energetica in corso, grazie alle possibilità di partecipazione e di autoproduzione oggi disponibili, sta portando una trasformazione culturale profonda, dal locale all’universale e mettere al centro innovazione, sostenibilità e condivisione, ed Enel, con il suo approccio integrato e orientato al territorio, vuole rappresentare uno dei principali motori di questo cambiamento.