"Negli ultimi cinque anni la crescita italiana ha superato quella di Germania e Francia, garantendo al tempo stesso il consolidamento fiscale. La spesa pubblica in percentuale del Pil è diminuita strutturalmente da quando l’Italia è entrata nell’euro e il rapporto debito/Pil sarebbe già diminuito nel 2025 se non fosse per l’eredità dei crediti d’imposta per l’edilizia". E' quanto osservano gli esperti di Goldman Sachs in un rapporto in cui rilevano come" nel frattempo, la politica è stata stabile, con il governo Meloni in procinto di diventare il più longevo nella storia repubblicana italiana, e i sondaggi indicano un consenso stabile per la coalizione di governo in vista delle elezioni del 2027".
Gli investimenti, anche grazie agli incentivi fiscali e al sostegno del Fondo europeo per la ripresa - si sottolinea nel rapporto - sono stati più resilienti che altrove in Europa. In percentuale del Pil, gli investimenti non residenziali "sono più alti in Italia rispetto alla media dell’area euro o agli Stati Uniti". Il mercato del lavoro continua a migliorare e il tasso di occupazione ha raggiunto il livello più alto mai registrato. "Nonostante questa resilienza, la crescita della produttività non ha seguito lo stesso andamento. La produttività per lavoratore è inferiore rispetto a vent’anni fa, gli italiani lavorano più ore e sono più anziani sul posto di lavoro rispetto ai loro omologhi europei. Mentre la quota di posti di lavoro nel settore manifatturiero è scesa da 1/5 a meno di 1/6 dal 2000, la quota di lavori ad alto valore aggiunto nel settore dei servizi è stata superata dalla Spagna". Le grandi imprese continuano a essere sotto-rappresentate in Italia rispetto ad altri paesi dell’Unione pesando sulla spesa in R&S. "Ci aspettiamo che la crescita potenziale italiana rallenti dallo 0,8% allo 0,5% nel 2030, a meno che cambiamenti strutturali non capitalizzino sull’attuale slancio ciclico".
In particolare - si legge nel rapporto - "riteniamo che ci siano tre principali cambiamenti politici che potrebbero aiutare l’Italia a ottenere un miglioramento strutturale e che dovrebbero essere al centro dell’attenzione degli investitori. Primo, l’Italia continua a investire poco in prodotti di proprietà intellettuale e in R&S: indirizzare il suo limitato spazio fiscale a sostegno di investimenti che aumentano la produttività sarebbe utile. Secondo, l’Italia trarrebbe beneficio da una riorganizzazione della composizione della spesa verso l’istruzione soprattutto poiché meno giovani entrano nel mercato del lavoro. Terzo, sebbene il governo abbia aumentato l’attenzione politica sul sistema giudiziario, i tempi delle decisioni nei casi civili e commerciali — aree chiave per l’attività economica — rimangono molto più elevati rispetto ad altre giurisdizioni europee".