Basta col business dei profughi. E l'allegro chirurgo se ne vada
Se qualcuno avesse avuto ancora dubbi sull'esistenza di forti interessi economici e criminali che impediscono il contrasto all'immigrazione, la seconda ondata di arresti richiesti ieri dalla Procura di Roma ha contribuito a fugarli. Ovviamente le responsabilità personali sono ancora tutte da accertare e dunque toccherà ai giudici stabilire se ciò per cui sono finiti in carcere una serie di consiglieri comunali della Capitale e alcuni consiglieri regionali del Lazio è penalmente rilevante. Un dato però emerge con chiarezza indipendentemente dalle colpe dei singoli ed è che dietro all'emergenza profughi c'è qualcuno che guadagna e specula. Non che già non lo avessimo capito con la prima inchiesta di Mafia Capitale e il suo mondo di finte cooperative sociali e di finta assistenza. Ma se all'inizio gli episodi in cui erano stati coinvolti Salvatore Buzzi e Massimo Carminati apparivano isolati, cioè un fatto a sé, riguardante la sola Città eterna, ora è evidente che non si tratta di un singolo caso, ma quello è il sistema che opera intorno ai migranti. Da Roma alla Sicilia, dall'Emilia Romagna al Lazio, l'inchiesta dei magistrati scoperchia una rete imprenditorial-criminale che prospera sugli sbarchi e sull'asilo ai clandestini. Una rete che, nascondendosi dietro motivi umanitari, in realtà coltiva motivi molto meno nobili. Del resto, spesso abbiamo segnalato su Libero che ciò che oggi viene spacciato come un settore senza fini di lucro, in realtà di mire di guadagno ne ha molte. Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola venerdì 5 maggio o acquista una copia digitale del quotidiano