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Più tasse e più debito. E Renzi per far cassa saccheggia i contributi

Maurizio Belpietro
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«Rispetto al passato si è cambiato marcia: ora le tasse vanno giù, prima andavano su». Parola di Matteo Renzi, il quale però, come ultimamente gli capita, ha sbagliato giorno per parlare di riduzione delle imposte. Ieri infatti la Banca d'Italia ha diffuso il suo Bollettino statistico, dal quale risulta che nel 2015 le entrate tributarie siano salite del 6,35 per cento, passando dai 407,582 miliardi dell'anno precedente a 433,485 miliardi. Come le tasse possano essere diminuite nonostante il Fisco abbia incassato 26 miliardi in più è un busillis che le parole del presidente del Consiglio non sono riuscite a spiegare. Mettiamoci pure i 15 miliardi che l'Agenzia delle entrate ha dichiarato di aver recuperato dagli evasori (ma lo scorso anno erano 14 e dunque l'incremento delle entrate si riduce a un solo miliardo) e aggiungiamo anche lo zero virgola di prodotto interno lordo sul quale si presume che lo Stato abbia incassato l'Iva: nonostante ciò resta un mistero come le imposte siano cresciute di 26 miliardi mentre il premier dice di averle abbassate. La verità molto probabilmente è diversa da quella che Renzi propaganda: cioè non vi è stata alcuna riduzione della pressione fiscale, ma semplicemente un gioco delle tre tavolette per far credere ai contribuenti di aver reso meno pesante il fisco, riducendo (...) Leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro su Libero in edicola martedì 16 febbraio o acquista una copia digitale del quotidiano

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