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Isis, il New York Times: "Nell'arsenale dei terroristi anche le armi chimiche"

laura vezzo
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La Casa Bianca, prima con George W. Bush, e poi con Barack Obama, avrebbe insabbiato il ritrovamento di 5mila testate missilistiche in territorio iracheno; armi che, ora, si teme che queste possano finire nelle mani dei terroristi Isis. Non solo missili, però. Secondo quanto rivela il New York Times i soldati americani trovarono anche i resti di un grande arsenale chimico, nascosto e abbandonato da anni in diverse aree del Paese, ancora letale per la presenza di agenti chimici come il gas mostarda e nervino. Basandosi su documenti militari top secret resi noti grazie al Freedom Information Act e a decine d'interviste e testimonianze con protagonisti diretti, il New York Times racconta come la Casa Bianca e il Pentagono imposero la segretezza sulle 5mila testate missilistiche e sulle armi chimiche ritrovate in Iraq. Una vicenda di segreti e omissioni, di connivenze nelle istituzioni americane; una vicenda, che però, oggi ha un risvolto preoccupante: parte di quelle armi potrebbero essere finite in mano ai terroristi Isis o ad Al-Qaeda. L'invasione americana in Iraq - Il 19 marzo 2003 gli Stati Uniti, spalleggiati dalla Gran Bretagna, invasero l'Iraq con l'obiettivo dichiarato di sequestrare le armi di distruzioni di massa di Saddam Hussein, allora presidente. Durante quella guerra, durata anni e ora ancora in corso sotto un'altra forma, i soldati americani trovarono i resti di quel grande arsenale chimico, nascosto e abbandonato da anni in diverse aree del Paese, ma ancora letale per la presenza di agenti chimici come il gas mostarda e nervino. Queste armi, scoperte nel corso di sette anni, dal 2004 al 2011, sono state la causa della morte di 17 soldati Usa e 7 ufficiali della polizia irachena, rimasti feriti per l'esposizione ai gas letali o all'iprite; la segretezza del caso ha impedito inoltre che i soldati esposti agli agenti chimici venissero curati in maniera appropriata. Il giro delle armi  - L'arsenale, per giunta, risaliva agli anni Ottanta ed erano stato progettato e costruito in Occidente proprio per l'allora Presidente dell'Iraq, Saddam Hussein, quando ancora era considerato dagli Usa e dal mondo occidentale un alleato. Come se non bastasse, nel 1988 l'Italia e la Spagna avevano venduto all'Iraq 85mila proiettili M110 per agenti chimici. Decisioni le cui conseguenze rischiano di essere pagate oggi, più di vent'anni dopo. Infine, secondo le fonti citate dal New York Times, il Congresso Usa sarebbe stato solo parzialmente informato della situazione; e, come racconta Jarrod L. Taylor, ex sergente dell'esercito, l'opinione pubblica è stata ingannata per un decennio: "L'Iraq era pieno di armi chimiche, abbiamo vittime che ufficialmente non risultano, feriti da armi che ufficialmente non esistono". Armi chimiche, ora, forse in mano ai tagliagole dell'Isis.

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