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I jeans più alla moda tra i palestinesi sono gli "Hitler"

Matteo Legnani
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Bastano appena 70 shekel (circa 17 euro) a Gaza per essere alla moda, con dei jeans da urlo (in vari sensi): gli «Hitler jeans» lanciati sul mercato da due spregiudicati commercianti, i fratelli poco più che ventenni Hassan e Ahmed Radwan, pronti a cavalcare lo Spirito del Tempo e il ricordo appena rinfrescato del Gran Mufti di Gerusalemme Amin al-Husseini alleato del Führer e addirittura, almeno a dar retta al premier israeliano Benjamin Netanyahu, quasi suo ideologo per la «soluzione finale». Al loro negozio «Hitler» aperto tre anni fa nel rione di Sheikh Radwan, con in vetrina manichini vestiti in stile anni Trenta e braccio destro slanciato in avanti nell' inconfondibile saluto nazista, infatti, hanno da poco affiancato, nel cuore di Gaza City, una sorta di gemello, «Hitler 2», con tanto di manichini - stavolta sul marciapiede antistante - dotati di coltelli per invogliare i giovani del posto a fare una spedizione oltreconfine ed aggredire gli ebrei nella nuova Intifada fai-da-te. Troppo persino per queste latitudini poco abituate al politically correct: così, dopo che la fotografia era finita sui media internazionali, al posto delle lame sono comparse più sobrie sciarpe con i colori della bandiera nazionale e tradizionali kefieh a coprire i volti. Ma il nome del negozio e il brand vincente resiste, eccome. «La politica non c' entra niente. Vogliamo solo vendere, è una semplice questione di marketing», si giustificano i due Radwan. E in effetti sembra difficile dare loro torto. Hitler, considerato il Male assoluto, in Occidente, nella Striscia funziona come incarnazione dell' antisemitismo e fa impennare le vendite di qualunque cosa, pantaloni compresi. Basti vedere quanti ieri si fermavano per un selfie davanti al negozio. Ovvio, in un clima del genere, che persino il solitamente ottimista presidente americano Barack Obama, il quale puntava a un accordo entro il termine del suo mandato (20 gennaio 2017), veda la pace in Medio Oriente sempre più lontana e sempre più difficili, se non impossibili, negoziati diretti tra le parti. E ovvio anche che la tensione - a Gaza e in Cisgiordania - resti altissima. Ieri pomeriggio, durante una manifestazione di protesta nei pressi della barriera di protezione sul confine a est di Khan Yunis, un 23enne palestinese è stato ucciso dall' esercito israeliano. Mentre ad Halhul, nella zona di Gush Etzion, una 70enne, vedova di un palestinese morto durante la prima Intifada, dopo aver tentato di investire alcuni soldati, è caduta sotto i colpi di reazione delle forze di sicurezza.

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