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La misteriosa morte del capo delle spie russe: le parole di Putin e un terribile sospetto

Andrea Tempestini
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I servizi segreti militari russi si sono ritrovati all'improvviso senza un capo, con costernazione del presidente Vladimir Putin. Il governo di Mosca ha infatti ammesso che il 3 gennaio è morto il generale Igor Sergun, a soli 58 anni, senza precisare le cause del decesso. Da quattro anni guidava il GRU, l'agenzia spionistica emanazione delle forze armate russe, altrettanto potente, anche se meno nota, dell'FSB, cioè l'ex-KGB sovietico da cui uscì Putin. Sergun era direttore del GRU dal 26 dicembre 2011 e lo aveva rimesso in efficienza sostenendo l'attività politico-militare filorussa in Ucraina. «Uomo di grande coraggio, vero patriota», ha detto di lui Putin. Di sicuro ha migliorato il coordinamento fra l'aspetto informativo e le azioni delle forze speciali Spetsnaz, decisive nell'annessione della Crimea. Nei suoi ultimi mesi di vita il generale ha lavorato per il supporto tattico del presidente siriano Bashar Assad. Era «scomodo» per la Nato e l'Unione Europea, tanto da far parte di quella lista di russi colpiti da sanzioni personali. Molti esperti già indicano un fedelissimo di Putin, il generale Alexei Djumin, come probabile successore di Sergun. È però inquietante che sia questa la seconda morte inaspettata di un alto ufficiale russo in una settimana. Il 27 dicembre, infatti, è morto, pare per trombosi, un altro protagonista dell'annessione della Crimea, il generale Alexander Shushukin, di 51 anni, comandante dei paracadutisti autori del colpo di mano nella penisola. di Mirko Molteni

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