CATEGORIE

Medio Oriente, gli errori di Obama: così gli Usa regalano Israele a Putin

di Giulio Bucchi giovedì 31 luglio 2014

3' di lettura

Quella dei telefoni è in assoluto una delle immagini più ricorrenti nella narrazione degli accadimenti contemporanei in cui è coinvolta l'America. Non più semplice metafora delle relazioni tra gli snodi su cui corre la corrente delle cancellerie di tutto il globo, nell'era della Rete è interfaccia vera e propria del potere. Dopo avere letto del voyeurismo telefonico della NSA a danno della cancelliera o avere ascoltato le trascrizioni clandestine della negoziatrice americana Victoria Nuland che inveisce contro l'Unione Europea, ecco che le immagini telefoniche tornano a popolare le cronache. Questa volta è il Medio Oriente a regalarci l'immagine di una linea telefonica rovente - quella tra Gerusalemme e Washington, dove il legame storico tra le amministrazioni americane e Israele sembra soffrire più del solito sotto la presidenza Obama. A una linea rovente fa da contrappunto la nuova linea rossa tra Putin e Netanyahu, paradigma di convergenze mediterranee in controtendenza rispetto alla strategia americana per il Mare Nostrum. A Gerusalemme la dottrina obamiana della democrazia a tutti i costi è sempre stata vissuta con crescente sospetto. Democrazia non fa infatti rima con stabilità, né con sicurezza. È per questo che la sistematica rimozione di autocrati secolari - i kemalisti in Turchia, Mubarak in Egitto, Gheddafi in Libia - ha lasciato sgomenti gli israeliani. Specie se nel frattempo Washington ha riaperto i canali di dialogo con Teheran, creando scompiglio tra i Sauditi. Puntuali, le elezioni sono arrivate, come è arrivato l'avvento di gruppi islamisti come l'AK Party (Turchia) o la Fratellanza Musulmana (Egitto e, in parte, Libia). È bastato poco per capire che tra gli ispirati discorsi di Obama e la realtà lo scarto era notevole, che evocare la democrazia non bastava a dare nuovo benessere e che far rotolare le teste di qualche vecchio dittatore non portava né pace né pane. Anche in uno scacchiere complesso e spesso crudo come quello mediorientale, chi abbandona l'alleato di un tempo o contribuisce ad eliminarlo porta il marchio dell'ambiguità e inaffidabilità. È per questo che Israele, che non ha mai reciso i legami con la Russia, preferisce rinsaldare i legami con Vladimir Putin anche mentre impazza la crisi ucraina e americani ed europei ragionano su sanzioni più severe contro Mosca. Putin è un capo di Stato dal pugno di acciaio e con eccessi che fanno gridare allo scandalo molti benpensanti. Resta il fatto che quest'uomo, l'uomo che si fa ritrarre mentre caccia tigri siberiane, ha due enormi atout. Il primo è che Putin agisce razionalmente e con decisione quando individua pericoli alle porte di casa in grado di contagiare la Russia: è razionale e non emotivo né in balìa dell'opinione pubblica. Come quando nell'arco di pochissime ore convinse Assad a desistere dall'inasprimento della guerra civile, evitando il definitivo deflagrare della Siria in un pulviscolo di instabilità capace di incunearsi in tutto il Medioriente e in Asia Centrale. Il tutto mentre in Occidente era in corso l'abituale contorsionismo intellettuale sul da farsi. O come quando, mentre gli americani dovevano ancora decidere come posizionarsi di fronte al colpo di coda dei militari egiziani di Al-Sisi, si precipitò a inviare consiglieri militari in Egitto. Il paradosso di questi giorni è che proprio ciò che turba l'opinione pubblica occidentale riguardo a Vladimir Putin ne rafforza le credenziali agli occhi di Netanyahu - ma anche di altri attori mediorientali. Il secondo atout di Putin è che non abbandona i propri alleati, fossero pure canaglie conclamate o imbarazzanti figure degne delle parodie di Sasha Baron Cohen, con ville lussuose e ricchezze pacchianamente esibite mentre la popolazione patisce la fame. Putin è costante, e la costanza è apprezzata in contesti difficili. Dunque: razionalità e affidabilità. Pare poco, ma in Medioriente è tutto. Altrimenti non c'è negoziato con l'Iran che tenga. di Giovanni Castellaneta

tag
putin
obama
russia
stati uniti
medio oriente
israele
netanyahu
israele netanyahu
israele obama putin

Ahmad al-Sharaa Siria, il presidente ad interim: "Drusi parte integrante del Paese"

Prima volta Ucraina, "la prima volta": i soldati russi si arrendono a droni e robot

Operazione Idf Israele bombarda Damasco: il terrore della giornalista in diretta

Ti potrebbero interessare

Siria, il presidente ad interim: "Drusi parte integrante del Paese"

Ucraina, "la prima volta": i soldati russi si arrendono a droni e robot

Israele bombarda Damasco: il terrore della giornalista in diretta

Francesca Albanese, le 30 delegazioni che ha riunito. E l'Iran ringrazia

Dario Mazzocchi

Air India, l'orrore di Sabharwal: "Tre secondi dopo il decollo..."

È stato il comandante Sumeet Sabharwal a spegnere i motori del Boeing 787 di Air India pochi istanti dopo il deco...

Gaza, raid sulla chiesa della Sacra Famiglia: 2 morti, ferito padre Romanelli

È stata colpita da un raid la chiesa della Sacra Famiglia a Gaza. Secondo quanto apprende l'Ansa. Ci sarebber...

Segano l'albero di Robin Hood: 4 anni in galera

Due uomini sono stati condannati a 4 anni e 3 mesi di carcere per aver tagliato un albero. Anche se non era proprio un a...

Trump, "devo licenziarlo". Rumors da Washington, terremoto (con giallo) in arrivo

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto a un gruppo di Repubblicani eletti alla Camera se dovesse licenz...