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La Cina esporta la tortura: ecco gli strumenti che vanno di più

di Eliana Giusto domenica 28 settembre 2014

1' di lettura

Sedie contenitive, bastoni con punte di acciaio, mazze elettriche, manette. In Cina si registra un boom di esportazioni di strumenti di tortura. Soltanto l’anno scorso, riporta il Corriere della Sera, la China Xinxing, azienda statale, ha venduto in Africa prodotti per 100 milioni di dollari. Affare sporco - E non sarebbe l'unica. Secondo Amnesty International, infatti, sono 134 le imprese cinesi che trattano la produzione e il commercio degli strumenti di tortura, e sono praticamente quadruplicate negli ultimi dieci anni. I più grossi clienti sono l'Africa, la Cambogia, il Nepal e la Thailandia. "E' un business multimiliardario", spiega Patrick Wilcken di Amnesty International: "Pechino ha preso la testa nel segmento più orrendo di questo commercio, dalle catene pesanti per il collo che riducono la circolazione del sangue alle sedie per gli interrogatori, quella sorta di attrezzature di polizia considerate clandestine".

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