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Supermercato, così ci spiano: cosa vogliono scoprire (non chi ruba...)

di Andrea Tempestini domenica 21 dicembre 2014

2' di lettura

Gli Stati Uniti, si sa, anticipano l'Europa. Ciò che accade al di là dell'Oceano Atlantico, giusto la pazienza di far passare qualche anno, poi si verifica puntualmente anche da noi, nel Vecchio Continente. E nell'epoca dell'umanità in rete, nel tempo in cui tutti (o quasi) sanno tutto (o quasi) di tutti, al tempo del web insomma, l'ultimo controllo esercitato negli Stati Uniti è quello al supermercato, o al museo. Si parla di telecamere e sensori, che raccolgono una miriade di dati sul comportamento dei visitatori: obiettivo, decifrarne gli interessi e offrire un prodotto sempre più appetibile e remunerativo. Telecamere e sensori che presto arriveranno anche da noi. Al museo - Come spiega il Corriere della Sera, il paradigma, oggi si applica anche ai musei. Qualche esempio: se una scultura attira più attenzione delle altre, si può decidere di trasferirla in uno spazio più ampio. E ancora alcune strutture (come la Fine Arts di Boston e la Nelson Atkins di Kansas City) non si limitano alla telecamera, ma offrono ai visitatori smartphone e tablet tramite quali chiedere pareri e opinioni in tempo reale (in cambio, magari, del parcheggio gratuito e di uno sconto sul prossimo biglietto). Chi difende la privacy storce il naso: si pensava che almeno davanti all'arte la privacy fosse sacra, ma così non è più. Al supermarket - Dove, invece, la privacy viene sistematicamente violata è al supermercato, un luogo dove tutti, con pochissime eccezioni, prima o poi capitano nel corso della loro settimana. Non si tratta soltanto dell'occhio vigile di una telecamera pronto a sorprendere i taccheggiatori, ma di un occhio vigile che ha precise strategie di marketing. Negli Usa, infatti, le grandi catene della distribuzione commerciale, con telecamere e sensori piazzati davanti agli scaffali, cercano di comprendere la abitudini dei clienti: cosa comprano e perché. E non è tutto: dalle immagini si studia anche il volto degli acquirenti per comprenderne lo stato d'animo: se un prodotto non è stato comprato, non è stato comprato perché costa troppo o perché non piace? "Osservati speciali" - Tecnologie di questo tipo sono già utilizzate da tutti i "big" del settore, da Macy's e fino a Wal-Mart. Lo stesso "occhio" che ti spia nei negozi, nelle banche, negli stadi e negli ascensori, ora ti spia anche in un supermercato e in un museo. Una "spiata" che però a ben poco a che spartire con ragioni di sicurezza: veniamo spiati per puro business. Nell'era digitale, insomma, siamo tutti "osservati speciali". Basti pensare a un dato, snocciolato sempre dal Corsera e relativo al celebre Moma di New York: ogni anno riceve in media 6 milioni di visitatori, e ogni anno, dunque, vengono vivisezionate le abitudini di 6 milioni di persone a una mostra (e questo soltanto in quel museo).  

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