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Ramadan, come cambia il mondo Islamico nel mese sacro

di Gian Marco Crevatin domenica 13 luglio 2014

2' di lettura

Ramadan deriva da "ramada", radice araba che significa più o meno grande caldo, arsura per intenderci, ed è il nome che il calendario islamico dà al periodo di digiuno e preghiera. Concide con il nono mese ma la data varia ogni anno, col cambiare della luna; quest'anno, per dire, inizia il 29 giugno, dunque siamo già in pieno Ramadan. Contrasti - Ma come cala la luna, sorgono però quasi per contrappasso dibattiti e contraddizioni. C'è chi ha provato ad abolirlo, il ramadan, come ricorda Cecilia Zecchinelli sul Corriere della Sera ricordando la vicenda di Habib Bourguiba, che voleva cancellarlo in nome della guerra al sottosviluppo del suo paese, la Tunisia. Infatti durante il ramadan, complici le chiusure anticipate e il digiuno dei lavoratori, nei Paesi dove è praticato crolla la produttività, in calo del 45 per cento. Aspetti sociologici, dunque, ma anche pratici, che si intrecciano in questi (quasi) trenta giorni. E' vero, non si mangia e non si beve, ma è un fatto che i consumi alimentari durante il nono mese del calendario islamico aumentano a dismisura. In cifre, del 30%, a causa dei banchetti notturni e della beneficenza dei più ricchi. Ma in parallelo aumentano pure gli sprechi. Un esempio: in Algeria 20 milioni di baguette finiscono nella spazzatura. Poi i problemi di salute: i medici tendono a sottolineare quanto sia pericoloso abbufarsi di harira, la minestra speziata del Nord Africa, di Kunafa, il tipico dolcetto egiziano o di fesenjan, il pollo iraniano nelle ore post privazione. Non esattamente i tre datteri e il sorso d'acqua predicati da Maometto. Showtime - Il rituale religioso più sentito è la preghiera dopo cena, la tarawih, ma anche qua, la notte con sé porta non solo raccolta e devozione ma pure divertimento. Il palinsesto serale si stravolge durante il ramadan: telenovele, quiz, serie tv più o meno serie e sketch comici si moltiplicano, tanto che le entrate delle pubblicità in questo periodo triplicano. Come per il cibo, c'è grossa programmazione alle spalle, per mesi e mesi si prepara con grande attenzione un palinsesto che possa soddisfare i gusti più frivoli di un popolo islamico che nel periodo di massimo rigore spirituale, per la verità, osa di più che nel resto dell'anno. Basti pensare che durante il mese del digiuno, le ore passate in media davanti alla tv salgono del 100 per cento.

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