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Iran, Russia, Cina: ecco cosa rischiamo noi

Purtroppo non dobbiamo mai dimenticare che contro l’Occidente c’è una sorta di chiodo a tre punte costituito dalla Russia, dall’Iran e dalla Cina
di Fabrizio Cicchitto lunedì 16 giugno 2025

3' di lettura

Caro Direttore, paradossalmente prescindiamo dalla questione che in questi giorni è dominante, cioè quella della guerra aperta da Israele nei confronti dell’Iran sulla base dell’avvertimento avanzato dal governatore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Esistono pochi dubbi sul fatto che sarebbe del tutto esiziale che uno Stato guidato dal fondamentalismo islamico più estremista si doti dell’arma nucleare, perché evidentemente le conseguenze successive sarebbero disastrose e non solo per Israele. Ciò premesso però ritorniamo su una questione che ci sembra altrettanto decisiva, vale a dire la assoluta necessità di difendere l’Ucraina dall’aggressione della Russia di Putin in atto già da tre anni.

Il sottoscritto, avendo avuto la fortuna molto anni fa, di incontrare Vittorio Strada, oggi purtroppo defunto, ma allora il più grande slavista italiano, non è mai stato ottimista su Putin, come invece nel passato furono in primo luogo la Merkel e Schroeder, ma anche in Italia Prodi e Berlusconi. Berlusconi ebbe la grande ambizione di portare Putin nell’Occidente, addirittura nella Nato. Putin stette al gioco nel 2002 a Pratica di Mare perché doveva rientrare nel salotto buono del mondo internazionale da cui l’Urss era stata eliminata in seguito a quello che lui stesso definì «la più grande tragedia geopolitica del Novecento». Però il crollo per implosione del comunismo sovietico ha prodotto un mostro, cioè un cupo dittatore nazionalista, diversamente totalitario rispetto al Pcus, ma ancor più aggressivo sul terreno geopolitico avendo l’ambizione di ricostruire la Grande Russia utilizzando per farlo tutti i mezzi offerti dalla guerra asimmetrica.

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Inaspettatamente l’Ucraina nel 2014 si rivoltò nei confronti di chi nelle intenzioni di Putin avrebbe dovuto ridurla nelle stesse condizioni della Bielorussia. Sulla base di valutazioni sbagliate Putin pensò di risolvere il problema con un blitz della durata di tre giorni. Non si trattò però, come narrano i putinisti italiani quali Orsini e Travaglio, di una guerra per interposta persona. L’Ucraina organizzò una propria autonoma resistenza chiamando Zelensky a guidarla. Sulla base di una memoria storica drammatica, perché l’Ucraina ha patito dai russi sofferenze inenarrabili, compresa una carestia provocata in modo scientifico con tre milioni di morti avvenuti ai tempi di Stalin. Il fatto però è che l’Ucraina resistendo non solo si batte per la sua libertà e autonomia nazionale ma svolge un ruolo fondamentale anche a favore dell’Europa e dell’Occidente.

Infatti esistono pochi dubbi sul fatto che qualora Putin riuscisse a sfondare in Ucraina non si fermerebbe sicuramente lì ma investirebbe (ci sono già tutte le premesse) la Finlandia, la Lettonia, l’Estonia e la Lituania. Allora finché si è in tempo è indispensabile che tutta l’Unione europea sostenga l’Ucraina ancora oggi sia sul piano finanziario che su quello militare. Coloro che sostengono che i bellicisti sono coloro che vogliono sostenere l’Ucraina, in effetti, nel migliore dei casi sono degli imbroglioni perché chi sta utilizzando tutte le armi possibili e immaginabili ai confini dell’Europa è la Russia di Putin. Tutto ciò, a nostro avviso, caro direttore, non va dimenticato anche nel momento in cui in Medio Oriente è in atto un durissimo scontro militare. Purtroppo non dobbiamo mai dimenticare che contro l’Occidente c’è una sorta di chiodo a tre punte costituito dalla Russia, dall’Iran e dalla Cina che, per parte sua, si può permettere più l’uso di stampo imperialista di risorse economiche che non un’azione militare diretta, anche se la sua ipoteca su Taiwan viene quasi quotidianamente ribadita.
*Pres. Riformismo e Libertà.

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