Crisi ucraina

Vladimir Putin terrorizza l'Occidente: "Segnale molto oscuro", il vero obiettivo dietro la riconoscimento del Donbass

La crisi ucraina è arrivata a una svolta importante, e non positiva. Vladimir Putin ha firmato in diretta televisiva un decreto con cui ha riconosciuto le repubbliche separatiste del Donbass, asserendo che questa decisione fosse “necessaria” e “matura da molto tempo”. La conseguenza più grave è che adesso le truppe russe hanno via libera nei territori di Donetsk e Lugansk.

 

 

Ovviamente ci sarebbe bisogno di una giustificazione, visto il cessate il fuoco attualmente in atto, ma basterebbe una richiesta formale di aiuto da parte del Donbass affinché Mosca possa intervenire per proteggere la popolazione russofona e in molti casi russa. In pratica Putin ha aperto la strada ad una eventuale operazione militare che, sul piano dei costi e dei rischi, avrebbe diversi vantaggi rispetto a un’invasione di tutta l’Ucraina: innanzitutto l’operazione verrebbe condotta in un territorio non ostile, e poi richiederebbe un costo economico molto più basso di un attacco a Kiev.

 

 

La reazione dell’Occidente non si è fatta attendere, con Boris Johnson che è stato tra i primi a reagire: “Questa è una flagrante violazione della sovranità e dell’integrità dell’Ucraina. È un ripudio del processo di Minsk e degli accordi di Minsk e penso che sia un presagio molto negativo e un segnale molto oscuro”. Joe Biden ha invece annunciato che presto firmerà “un ordine esecutivo che proibisce nuovi investimenti, attività commerciali e finanziarie da parte degli americani per, da o nelle cosiddette regioni separatiste dell’Ucraina”.