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Ucraina, corridoi umanitari attaccati: l'agghiacciante strategia del Cremlino, perché vogliono i civili stremati in città

mercoledì 9 marzo 2022

2' di lettura

Le file di fuggiaschi, ammassati tra le rovine, nell'attesa che si aprano quelli che chiamano corridoi umanitari è l'argomento dell'analisi dell'attuale situazione in Ucraina fatta da Domenico Quirico sulla Stampa. "Non si fidano dei russi. Sono capaci di tutto.  I combattimenti nella zona, contrariamente agli accordi tra le due parti, non sono stati rispettati e gli autobus che devono caricare donne e bambini sono stati avviati in un settore sempre pericoloso. I russi hanno ordinato di avviarsi in corridoi che portano verso i territori da loro controllati e non in Ucraina", scrive Quirico.

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"Sembra accertato che responsabili della maggior parte dei fallimenti siano i militari russi. L'imposizione di dirigere i fuggiaschi verso i propri territori è un evidente sabotaggio preventivo. I russi impediscono agli abitanti delle città assediate di andarsene perché gli servono, sono un pezzo della loro strategia. Se i civili lasciassero le città gli ucraini potrebbero essere liberi dalla necessità di non coinvolgere i civili nella brutalità della battaglia strada per strada, dove non si fanno distinzioni e prigionieri, senza più l'obbligo di riservare e procurare loro cibo, acqua, medicine sempre più rare, potrebbero trasformare la città in un gigantesco e micidiale fortino", rivela Quirico.

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"I generali di Putin hanno bisogno che i civili, le donne, i vecchi, i bambini restino nelle città, in ostaggio, siano impaccio, rimorso, senso di colpa dei difensori. È il contrario di quanto è avvenuto in Siria; ma gli scopi della guerra civile di Bashar al Assad erano molto diversi da quelli di questa guerra di Putin: il dittatore siriano non vuole soltanto vincere, voleva disporre quando il conflitto finirà e lui sa attendere con spietata pazienza, di un deserto in cui non ci siano più oppositori incerti. Non può ucciderli tutti; ma può costringerli ad andarsene, senza bloccarli, dal suo gigantesco Paese prigione", conclude Quirico.

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