Pugno di ferro

Valerij Gerasimov "sparito dal 27 febbraio". Intelligence, 'condannato' da Putin: che fine ha fatto il capo di Stato maggiore

Che fine ha fatto Valerij Gerasimov, il capo di Stato maggiore dell'Esercito russo? Dal 27 febbraio quando si è presentato nell'ultima apparizione pubblica è letteralmente sparito. Quel giorno non diede l’impressione di essere entusiasta dell’ordine di Vladimir Putin di mettere in stato d’allerta le forze di deterrenza nucleare a tre giorni dall'invasione dell'Ucraina. E a Sergey Beseda, il dirigenti dei servizi russi per l'Ucraina, riporta il Corriere della Sera, è andata anche peggio visto che è finito agli arresti domiciliari, come hanno rivelato i giornalisti Andrei Soldatov e Irina Borogan.

 

 

Ironia della sorte, nel marzo del 2017, Gerasimov, che allora era capo di Stato maggiore da otto anni, scrisse un articolo su come il suo esercito si stava trasformando "per fare una guerra moderna". La sua "modernizzazione" delle forze armate russe cominciata nel 2009 si basava sull'abbandono dell’impostazione "sovietica" dell’esercito, ovvero su un alto numero di soldati. Egli fece investire al presidente 34 miliardi di dollari a partire da quello stesso anno in parte nel settore tecnologico delle cyber-guerre e in parte nell’aviazione. "Esistono ormai strumenti di natura non militare più efficaci della semplice forza delle armi", scriveva Gerasimov.

 

 

Ma nei primi giorni della guerra in Ucraina, secondo l’intelligence americana, il generale avrebbe fornito una falsa rappresentazione della realtà a Putin sullo stato di salute dell’esercito russo, che sta subendo la resistenza ucraina proprio perché lui ha deciso di disinvestire nelle forze di terra.