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Tatiana Solovyova intercettata: "Mi sarei divertita. Se fossi lì...", orrore della madre del torturatore

martedì 10 maggio 2022

2' di lettura

Le parole del soldato russo Konstantin Solovyo sulle torture eseguite sui prigionieri di guerra in Ucraina hanno sconvolto il mondo. Ma forse la reazione di sua mamma, Tatiana, che raccoglie le confidenze del ragazzo al telefono, è ancora più raggelante. Perché se dal lato del militare pesa sicuramente l'esperienza estrema e disumanizzante della guerra, che come ammesso dallo stesso giovane russo lo ha di fatto trasformato in un robot senza coscienza, una macchina di morte, su quello della madre in teoria dovrebbe prevalere il distacco e la razionalità, pur filtrata dalla emozione. Invece, le frasi quasi divertite di Tatiana Solovyova sembrano rappresentare un intero popolo, quello aggressore, compiaciuto di infliggere dolore al nemico.

Il Daily Mail ha pubblicato le intercettazioni dei servizi segreti ucraini. Il soldato che parla fa parte dell'11esimo corpo dell'armata russa. Al telefono con la madre, in patria, scende nei dettagli delle torture praticate sul campo. Orrori veri, da servizi segreti. Si parte con le "21 rose", giochino sadico che consiste nello strappare al prigioniero la pelle alle dita delle mani, dei piedi e del pene, per passare poi al "barile", ossia inserire del filo spinato nell'ano e farlo poi sfilare lentamente. 

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La mamma ascolta in silenzio poi gli domanda: "Ma ti è piaciuto?". "Mi piace... non lo so", è la risposta esitante del figlio,  verso cui la donna mostra una comprensione mostruosa: "Te l'ho sempre detto che, in linea di principio, mi trattengo. Se fossi finita lì mi sarei divertita anche io. Siamo uguali". I soldato, come detto, è ridotto a un cyborg incapace di provare anche solo "un pizzico di rimpianto" perché consapevole che nello scenario di guerra "gli ucraini avrebbero fatto lo stesso con me": "Dopo più di 20 omicidi, ho smesso di provare qualcosa". Di fronte a una confessione così brutale, Tatiana pensa bene di scherzarci su, ricordando alle dita rotte a un ucraino: "Quindi non può indicare o pizzicarsi il naso".

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