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Julian Assange, ok di Londra all'estradizione negli Stati Uniti. Wikileaks: "Il giorno più buio"

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Julian Assange a un passo dall'estradizione. La ministra dell'Interno britannica Priti Patel ha approvato l'estradizione del fondatore di Wikileaks negli Stati Uniti. A riferirlo la Bbc. Assange avrà così 14 giorni di tempo per impugnare la decisione. Il giornalista è ricercato negli Usa per la fuga di documenti secretati nel 2010 e nel 2011. Immediato il commento di Wikileaks che ha subito definito quello di oggi "un giorno buio per la libertà di stampa".

Assange aveva contribuito a diffondere documenti riservati contenenti, tra le altre cose, informazioni sui crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan. Già il 14 marzo la Corte Suprema, massimo organo giudiziario del Regno Unito, aveva dato il via libera all'estradizione respingendo il suo ricorso volto a impedirla e aveva incaricato il giudice Paul Goldspring della Westminster Magistrates Court di emettere l'ordinanza. 

"Negli ultimi due anni e mezzo Julian è rimasto nella prigione di Belmarsh. È dal 7 dicembre del 2010 che è detenuto in un modo o nell’altro. Sono undici anni. Per quanto tempo può andare avanti così?", ha chiesto amareggiata la compagna Stella Moris. L'odissea di Assange ha infatti avuto inizio nel 2010, tornando alla ribalta nel 2012, quando il fondatore di Wikileaks si è rifugiato presso l’ambasciata ecuadoriana a Londra, dove è rimasto confinato per sette anni.

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