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Così il Kgb scovava le penne "infide"

di Enrico Paoli sabato 12 novembre 2022

3' di lettura

Provate ad entrare in libreria, una qualunque. Vi sembrerà di essere appena usciti dal Ventennio. In bella mostra sugli scaffali, i titoli dedicati a Mussolini sono tanti e tali da stordire un po’. Qualcuno ha pure una sua validità, un senso letterario corroborato da una ricostruzione storica attendibile. Molti altri, invece, si basano sullo stesso principio dei like e dei click. Titoli accattivanti,copertine furbe,ma sostanza poca,melassa molto spesso. Ma se invece volete capire cosa è stato il comunismo, quale livello d’oscurantismo possa aver raggiunto il sistema sovietico ancora negli anni sessanta del secolo scorso, la guida dei partiti comunisti, si fa molta fatica. Però un’eccezione c’è. Basta cercarla, magari chiedendo. Gli uffici competenti di Iegor Gran (al secolo Iegor Sinjavskijin), edito da Einaudi, uscito in estate, è una perla letteraria di rara bellezza. E saggezza. L’autore racconta con fredda lucidità, trovandola giusta cifra narrativa,la storia del padre, Andrej Sinjavskij che, insieme a Julij Daniel, fu attore -e vittima - del processo «Sinjavskij-Daniel» in cui i due autori furono accusati, secondo l’articolo 70 del Codice penale del tempo, di creazione, detenzione e diffusione di “elaborati antisovietici”, e quindi condannati, entrambi, al Gulag. L’ossessione del tenente Ivanov, uno dei personaggi principali del libro, ha un nome, anzi uno pseudonimo: Abram Terc.

PERICOLI BORGHESI Sono anni ormai che il fido ufficiale dello Stato tenta invano di identificare questo misterioso autore che fa arrivare e pubblicare i suoi scritti in Occidente. Prima un testo contro il mirabile realismo socialista, poi insidiosi racconti fantastici che non celebrano la grandezza dell'Unione Sovietica, e proprio adesso che il regime è minacciato più chemai da inauditi pericoli borghesi: il jazz, i jeans, i turisti... Bisogna agire subito per fermare quell’infida penna. Da qui l’affresco letterario, destinato a diventare un vero e proprio manuale d’istruzioni per comprendere gli errori, e orrori, del regime comunista di Mosca. Quegli anni sessanta, mentre il mondo occidentale entrava nella modernità, scoprendo i diritti da conquistare e i doveri da mettere in discussione, non sempre con risultati esaltati, in Russia veniva perseguito il pensiero, arrestando chi lo elaborava. «C'è una legge universale, nella società sovietica: in una compagnia di venti persone che non conosci, c’è immancabilmente un delatore», scrive Iegor Gran nel suo racconto, dove la tragedia dei Gulag fa da quinta al dramma della follia intellettuale. In quella Russa degli anni Sessanta, sebbene Stalin fosse già mummificato nel Mausoleo con Lenin e al governo ci fosse Chruscev (che la salma di baffone fece rimuovere e cementificare in una fossa) – si parlava di “disgelo”. Si parlava appunto, la realtà era un gelo tremendo, con la precisa di rendere gli intellettuali delle statue di sale. Il romanzo, allora, ma più in generale il pensiero non codificato dal regime, era uno strumento dirompente per gli intellettuali anti-sistema, impegnati a far arrivare oltre cortina i loro scritti, in modo da far capire cosa stesse avvenendo in Russia. Ecco gli uffici competenti erano impegnati, quasi in un corpo a corpo quotidiano, a scovare i dissidenti della penna, gli anarchici del pensiero.

CAMBIARE DIREZIONE Gli uomini liberi nella mente ma prigionieri nel corpo. Il libro racconta questa sorta di guardie e ladri, descrivendo perfettamente il clima, al punto da avvertire il gelo di quegli inverni e la glaciale applicazione deimetodi staliniari dei delegati alla caccia alle streghe. E tutto ciò mentre l’Urss combatte ciecamente contro la storia, solo tenere in piedi la sua ideologia, quando il mondo va avanti e arrivano la televisione e la lavatrice, che oggi ci sembrano oggetti d'epoca. No, l’Urss combatte ancora: «Il cittadino pensa ai fatti suoi, protetto. Fa la spesa, protetto. Va al cinema fischiettando, con la coscienza tranquilla, protetto. Nell’ombra il sistema immunitario (di cui fanno parte gli “uffici competenti”) vigila su di lui». Fate un giro in libreria, ma dall’altra parte. enrico.paoli@liberoquotidiano.it

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