L'attacco di Israele all'Iran sembra aver colto di sorpresa il regime di Teheran che si e' trovato impreparato e oggi è vulnerabile, con opzioni molto limitate. Tra quelle verosimili, ma non è chiaro quanto realizzabili, c'e' addirittura un colpo di Stato dei Pasdaran contro la struttura clericale per mantenere il potere. È la lettura fatta all'AGI da Emanuele Ottolenghi, senior advisor per 240 Analytics, ex direttore del Transatlantic Institute di Bruxelles e in passato Senior Fellow della Foundation for Defense of Democracies di Washington. Davanti all'ennesimo fronte di guerra aperto dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, l'analista ha sottolineato come la Repubblica islamica "sorprendentemente, pur sapendo da anni che questa possibilita' esisteva, sembra essersi trovata profondamente impreparata a questo scenario e con delle opzioni molto limitate".
Per Ottolenghi, "in questo momento il potere escalatorio iraniano inizia e finisce con il lancio dei missili balistici perché si sono giocati le loro carte migliori, in particolare quella di Hezbollah, prima che questo scenario si verificasse. In fondo - ha proseguito - Hezbollah non era soltanto una proiezione di potere egemonica dell'Iran nella regione, ma era anche un po' la prima linea difensiva e di deterrenza contro Israele proprio nel caso avvenisse uno scontro sul programma nucleare iraniano".
È uno scenario che vede i Pasdaran "in difficolta' per tre ragioni: la prima ovviamente e' che sono molto invisi all'interno del Paese. Il secondo e' che pur essendo ovviamente il potere dietro le quinte c'e' una relazione di simbiosi tra l'establishment clericale, al cui apice c'e' (l'ayatollah) Khamenei, e le Guardie rivoluzionarie quindi la debolezza degli uni comporta la debolezza degli altri", ha spiegato Ottolenghi. "La terza ragione ovviamente e' che negli ultimi quattro giorni si sono resi conto di quanto e' penetrato il loro apparato, questo significa non solo un'eccezionale intelligence israeliana ma certamente la presenza di molti dissidenti tra le loro fila". "E questo - ha continuato l'analista - comporta ovviamente una situazione di sbaraglio all'interno (dei Pasdaran) in questo momento, perche' non solo hanno perso importanti figure di leadership, che sono non facilmente e comunque non velocemente sostituibili, ma perche' si sentono in questo momento completamente penetrati, traditi dall'interno e a rischio". Da qui, "una delle possibilita' che io suppongo possa essere considerata verosimile - in questa situazione di sbaraglio, difficolta' e vulnerabilita' in cui si trovano - e' un colpo di Stato delle Guardie rivoluzionarie". Forti ancora del "controllo di una gran parte dell'economia iraniana", possono immaginare di "sbarazzarsi della cupola clericale e fare un dietrofront ideologico" con l'intento di "salvare il Paese e la loro posizione di preminenza in cambio di un accordo con Israele e l'Occidente". Per Ottolenghi, questo e' "ovviamente di la' da venire ancora, ma non e' uno scenario cosi' completamente implausibile". "E' una teoria", ha ribadito, ricordando pero' che "ci sono degli esperti che l'hanno gia' preconizzata prima di questo scontro" e ci sono dei "precedenti" come "la Romania, l'Azerbaijan o altre repubbliche post sovietiche dove in un momento di scioglimento del regime, di confusione, alcune vecchie elite di regime del partito comunista, del Kgb hanno sostanzialmente fatto un dietrofront ideologico che li ha messi in un'orbita politica diversa, con degli orientamenti politici diversi, ma che ha garantito loro la sopravvivenza al potere".