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Dopo l'Albania, il Ruanda: immigrazione, i due giorni che ribaltano tutto

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Dopo l'Albania il Ruanda. Neanche il primo ministro britannico Rishi Sunak riuscirà a trasferire i richiedenti asilo arrivati illegalmente nel Regno Unito. Almeno per ora. Minacciato da una ribellione nella sua stessa maggioranza, Sunak ha ottenuto una tregua per le feste di fine anno così da apportare miglioramenti al progetto di legge per espellere i migranti verso il Ruanda. Del resto, il premier deve vedersela non solo con l'opposizione, ma anche con l'ala destra del partito conservatore che considera il progetto troppo poco risolutiva e chiede quindi che la legge venga modificata in quanto poco risolutiva riducendo le possibilità per i migranti di presentare ricorso. Ma gli aggiustamenti, Sunak è già stato avvertito, rischia di fargli perdere il sostegno dei conservatori moderati. 

Che fare allora? Prendere tempo. "Se ci sono dei mezzi per migliorare la norma, di renderla più efficace, con un'argomentazione giuridica rispettabile e mantenendo la partecipazione dei ruandesi nel dispositivo, certo che siamo aperti, chi non lo sarebbe?" ha dichiarato Sunak alle tv britanniche. Il capo del governo ha reiterato la sua fiducia nella solidità del testo, auspicando che la legge venga approvata e usata: il progetto annunciato nell'aprile del 2022 non è mai stato attuato.

Un primo volo per portare in Ruanda i richiedenti asilo era stato bloccato in extremis dalla Corte europea per i diritti umani, e poi anche la giustizia britannica ha considerato "illegale" il dispositivo. Il governo Sunak ha quindi presentato un nuovo progetto di legge che definisce il Ruanda come un Paese terzo sicuro e impedisce il rimpatrio dei migranti verso i loro Paesi di origine. "Il partito conservatore è unito nella volontà di fermare le barche di migranti che attraversano la Manica. Il partito laburista ha votato contro, la domanda è perché non vogliono fermare le barche?", si è chiesto Sunak. Chissà se il Natale porti consiglio a Sunak su cosa fare. 

 

 

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