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Ilaria Salis, il portavoce di Orban: "Reato grave, misure adeguate"

mercoledì 31 gennaio 2024

2' di lettura

L'Ungheria sembra non voler cedere di un centimetro sul caso di Ilaria Salis, l'italiana detenuta da quasi un anno in carcere a Budapest e due giorni fa trascinata in tribunale in catene. Anzi, Zoltan Kovacs portavoce del premier ungherese Viktor Orban, su X ha definito il polverone politico suscitato da quelle immagini un "attacco orchestrato e di sinistra volto a distruggere le buone relazioni politiche tra Ungheria e Italia".

"La credibilità di Ilaria Salis è altamente discutibile, come dimostrano, tra l'altro, le false dichiarazioni da lei rilasciate circa la sua istruzione, la sua situazione familiare e le sue relazioni personali, rivelatesi poi false", ha aggiunto il portavoce di Orban. La Salis, insegnante di 39 anni e attivista antifascista con un passato in gruppi anarchici, rischia una condanna fino a 24 anni di carcere per l'accusa di aver partecipato all'aggressione in strada a Budapest di due esponenti di estrema destra.

La cittadina italiana, sottolinea ancora Kovacs, è accusata di "reati gravi" ed è per questo che "le misure adottate nei suoi confronti sono adeguate". "I reati in questione sono gravi, sia in Ungheria sia a livello internazionale. Le misure adottate nel procedimento sono previste dalla legge e adeguate alla gravità dell'accusa e del reato commesso". Il modo in cui la cittadina italiana è stata portata in tribunale a Budapest "non è disumano, proprio no. E' stata presa sul serio a causa della gravità del crimine di cui è accusata". Inoltre, ha aggiunto il portavoce di Orban, "le condizioni di detenzione della sospettata rispettano tutti gli standard della Ue".

Proprio a questo riguardo, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha avviato un'interlocuzione formale con l'omologa Autorità di garanzia ungherese (Commissario per i diritti fondamentali), riguardo al caso della Salis, al fine di monitorare congiuntamente le sue condizioni di privazione della libertà personale e tutelare i suoi diritti fondamentali. Contestualmente, sono stati altresì informati i competenti organi del Consiglio d'Europa e dell'Unione Europea, anche in base al Protocollo opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Per ogni attività di competenza, il Garante nazionale ha parimenti avviato una proficua interlocuzione istituzionale con il Ministero della Giustizia italiano informandolo degli atti compiuti anche in sede europea.

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