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Lula? Dopo gli sproloqui sull'Olocausto vietato l'ingresso a Gerusalemme

Amedeo Ardenza
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È guerra diplomatica fra Israele e Brasile. Ad aprire le ostilità è stato Luis Inácio Lula da Silva, presidente del gigante amazzonico fra il 2023 e il 2010 e di nuovo capo di stato da gennaio 2023. Parlando da Addis Abeba, ospite di un vertice dell’Unione africana, il leader socialista ha accusato di Israele di compiere un genocidio del popolo palestinese. E per non restare nell’ombra del Sudafrica, il cui governo ha trascinato lo Stato ebraico davanti alla Corte internazionale di Giustizia con la stessa accusa, Lula ha voluto superarsi spiegando che una cosa del genere non si è mai vista, anzi sì, «quando Hitler ha deciso di uccidere tutti gli ebrei». Una voce dal sen fuggita, un lapsus antisionista? Macché: «Quello che sta succedendo a Gaza non è una guerra di soldati contro soldati», e su questo punto gli si potrebbe anche dare ragione visto che si tratta di un confronto fra militari regolari e terroristi, «ma è una guerra fra un esercito molto preparato da una parte e donne e bambini dall’altra».

TERRORISTI IGNORATI
Difficile stabilire quali delle due frasi sia più stupida: la prima è un insulto diretto alla memoria di sei milioni di civili ebrei, prima discriminati per legge, poi strappati alle loro case in tutta Europa, caricati su carri bestiame e sterminati in fabbriche della morte i cui camini neri non si spegnevano mai. Parole pronunciate dal capo di uno dei paesi più grandi al mondo a meno di un mese dal Giorno della Memoria, ricorrenza celebrata su scala globale. La seconda non spiega i 236 militari israeliani uccisi a Gaza da quando Israele ha aperto le ostilità contro Hamas invadendo l’enclave palestinese da dove si era ritirato nel 2005. L’ultimo di questi militari, il sergente. Simon Shlomov della 202 Brigata Paracadutisti ha perso la vita ieri, ucciso, nella mente di Lula, dalla fionda di un bambino palestinese scalzo e non da qualche terrorista munito di mitra e lanciarazzi.

 

 

«Le parole del presidente del Brasile sono vergognose e allarmanti», ha replicato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. «È una banalizzazione dell'Olocausto e un tentativo di danneggiare il popolo ebraico e il diritto di Israele di difendersi». Il ministro degli Esteri di Gerusalemme Israel Katz ha prima convocato l’ambasciatore del Brasile per «una seria reprimenda» per poi dichiarare lo stesso presidente sindacalista «persona non grata» in Israele, almeno fino a quando lo stesso Lula si scuserà. Duro anche Dani Dayan, presidente del museo Yad Vashem, secondo cui il presidente brasiliano ha pronunciato parole «apertamente antisemite» in una «scandalosa combinazione di odio e ignoranza».

 

 

LA GUERRA CONTINUA
La Conib, la Confederação israelita do Brasil, ha ricordato al presidente che Israele «si sta difendendo da un gruppo terroristico che lo ha invaso, che ha ucciso più di mille persone, ha compiuto stupri di massa, ha bruciato vive le persone e difende nella sua carta costitutiva l'eliminazione dello Stato ebraico» e ha invitato il governo a usare «toni moderati». Lula ha risposto richiamando il proprio ambasciatore da Israele «per consultazioni». Quanto al presunto sterminio di civili, ieri le Israeli Defense Forces hanno affermato di aver ucciso 12mila operativi di Hamas a Gaza dall'inizio della guerra. Le Idf ritengono inoltre che Hamas abbia in totale circa 30mila combattenti, di cui migliaia oggi gravemente feriti. Ieri il portavoce militare Daniel Hagari ha anche parlato del video diffuso ieri dei piccoli Bibas e della madre Shiri rapiti il 7 ottobre. Nel video si vede Shiri avvolta in una coperta da cui spunta la testa del piccolo Ariel e attorno due-tre terroristi. «Siamo molto preoccupati per la loro sorte», ha affermato Hagari.

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