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Huthi, una bomba sotto all'Italia: perché ci costano 9 miliardi di euro

di Mirko Molteni lunedì 4 marzo 2024

3' di lettura

All’indomani dell’abbattimento di un drone dei ribelli yemeniti Huthi da parte della nave da guerra italiana Caio Duilio, l’allarme è alto nel Mar Rosso, mentre il nostro Parlamento s’accinge ad approvare la missione navale Aspides sotto l’egida dell’Unione Europea. Già è affondata la prima nave a seguito di un missile Huthi, il cargo britannico Rubymar, danneggiato fin dal 18 febbraio, abbandonato dall’equipaggio e andato alla deriva per giorni. La nave portava 40.000 tonnellate di fertilizzanti e si rischia una catastrofe ecologica. Ieri, un esponente dei miliziani armati da Teheran, Hussein Al Ezzi, ha minacciato: «Continueremo ad affondare altre navi britanniche, e qualsiasi ripercussione o altro danno verrà aggiunto al conto di Londra». Gli inglesi hanno spesso attaccato il territorio Huthi insieme agli americani per distruggere i missili terroristici pronti al lancio. Non è invece offensiva, ma solo difensiva, a protezione delle navi, la missione Ue Aspides, che sarà comandata dal contrammiraglio Stefano Costantino da bordo del cacciatorpediniere Duilio.

Sull’attacco alla Duilio sventato sabato, ieri ha parlato il comandante della nave, capitano di vascello Andrea Quondamatteo: «Abbiamo localizzato una traccia aerea sconosciuta. Il profilo era minaccioso. A seguito di riconoscimento ottico coi sensori di bordo di un drone dello stesso tipo di quelli già autori degli attacchi al traffico mercantile in area, Nave Duilio ha reagito per autodifesa». Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha esortato il Paese a difendere i propri interessi strategici, fondamentali per il benessere della popolazione, essendo l’Italia nazione di trasformazione dipendente da importazioni ed esportazioni: «Gli attacchi terroristici degli Huthi sono una grave violazione del diritto internazionale e un attentato alla sicurezza dei traffici marittimi da cui dipende la nostra economia. Serve cambiare la nostra idea di difesa. Purtroppo siamo tra gli ultimi a capire la necessità di avere una Difesa solida. Paghiamo un retaggio culturale, un “antimilitarismo diffuso”».

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Domani è previsto alla Camera il voto sulla partecipazione italiana alla missione Aspides e anche all’operazione Levante, volta invece a fornire aiuti ai civili palestinesi. Alla Aspides concorrono la Germania con la fregata Hessen, la Francia con le Languedoc e Alsace, il Belgio con la Louise Marie e la Grecia con la Hydra. Si stanno aggregando anche Portogallo, Olanda e Danimarca. La fregata tedesca Hessen ha abbattuto due droni Huthi già il 27 febbraio, ma il giorno prima aveva per sbaglio sparato contro un drone americano MQ-9 Reaper. I due missili antiaerei lanciati il 26 dai tedeschi avevano fatto cilecca, mancando il drone Usa, al che la stampa di Berlino aveva ironizzato di “doppia panne”. Da novembre, ossia da quando gli Huthi insidiano il traffico navale sulla rotta del canale di Suez con missili e droni forniti dall’Iran, i danni per l’Italia sono evidenti. L’Egitto ha perso dal 40 al 50% dei pedaggi del canale di Suez. Far passare i cargo attorno all’Africa allunga i tempi di consegna e taglia fuori i maggiori porti italiani, da Genova a Gioia Tauro. Da Suez, transita il 40% del nostro import ed export, pari a 154 miliardi di euro. Il danno effettivo registrato per l’Italia è ingente. Confartigianato ha stimato «circa 95 milioni di euro di perdite al giorno per le piccole e medie imprese», stimando un totale di 8,9 miliardi di danni dall’autunno a oggi. Coldiretti, nello specifico export dei nostri prodotti agricoli e alimentari verso l’Asia, parla di 6 miliardi di euro.

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