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Trump, il proiettile che doveva fermarlo può essere fatale per Biden

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Disse il compagno Lenin che «ci sono decenni in cui non accade niente e settimane in cui accadono decenni...». Pensate a quello che è successo nel giro di pochi giorni: il 27 giugno Joe Biden sfida Donald Trump nel primo dibattito tv della campagna presidenziale e ne esce (auto)distrutto; il 13 luglio Donald Trump in Pennsylvania viene sfiorato da un proiettile, pochi millimetri per finire ghermito dalla morte ma... cade, si rialza, «Wait, Wait, Wait», aspettate, dice agli agenti del servizio segreto, vibra il pugno in aria, si rivolge alla folla e... «Fight!
Fight! Fight!», una sola parola, combattere. Da una parte l’impietosa decadenza senile, dall’altra un “comandante in capo”, colpito e capace di stare sulla scena, mantenere la lucidità per suonare la carica; là un uomo abbandonato dai democratici, qui il leader dei repubblicani convertiti al Make America Great Again. Due settimane, la Storia è diventata un viaggio nel futuro: siamo passati da Joe che esce mestamente dalla copertina di Time con il titolo «Panic», a Donald che resta guerriero insanguinato in pagina, «Attack On Trump». La sintesi è il titolo della prima pagina di Libero: «Trump colpito, Biden affondato».
È l’infinito romanzo americano, la vicenda di una grande nazione che ha polmoni d’acciaio per reggere la pazza corsa della democrazia che si fa e si disfa, si scompone e si ricompone secondo misteriose formule, l’opera in fieri dei Padri Fondatori, forgiata con i versetti della Bibbia, il piombo della Colt, l’oscillazione macabra della forca (...) 

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