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Germania, avanzata sovranista? La sinistra italiana è sotto-choc

Daniele Dell'Orco
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Tanto a Bruxelles quanto nei salotti del progressismo nostrano, sono sempre così bravi ad interpretare il sentimento del popolo che se ne rendono conto solo dopo essere stati riempiti di sberle. Metaforicamente parlando ma nemmeno troppo, giacché tanti di loro avrebbero preferito la fustigazione personale alla batosta elettorale di ieri l’altro in Germania. Il melodramma s’è consumato ieri sulla stampa italiana, con titoloni disperati per l'avanzata di Afd a valanga. Repubblica titola a quattro colonne “l’onda neonazi” mentre il Corriere della Sera parla di “shock”, sebbene non solo i sondaggi ma pure le ultime consultazioni elettorali avessero ampiamente previsto il 30% e oltre ottenuto dalla destra radicale nei Lander di Turingia e Sassonia. ù

All’interno, un’intervista allo scrittore esperto di Ddr e Stasi Ilko-Sascha Kowalczuk, spiega come da quelle parti, a causa del retaggio dell’autoritarismo nazista prima e sovietico poi, la libertà sia stata vissuta appunto come uno shock. Ebbè, però, messa così l’assist è impossibile da non raccogliere: ma come? Sono passati 35 anni dalla caduta del Muro di Berlino e solo oggi si scopre che la cosiddetta integrazione europea non sia mai avvenuta nemmeno nel Paese che per decenni ha stradominato in Unione europea? Poi si scopre che Bjorn Hocke, capolista di Afd in Turingia, altro non sia che uno Wessie, un nativo della Germania occidentale che ha semplicemente avuto meno puzza sotto al naso dei leader politici continentali e già nel 2008 ha iniziato ad interpretare cosa volesse il popolo dell’Est.

 

Nell’articolo di appoggio, Hoecke viene descritto come un utilizzatore di “parole naziste”. Poi, leggendo il pezzo, non se ne trova neanche una. Il riferimento implicito, è a quando Hocke in un comizio del 2021 usò lo slogan “tutto perla Germania” che veniva usato anche dalle Sa, la formazione paramilitare che contribuì notevolmente all’ascesa di Adolf Hilter.

Ma oggi, nel 2024, ai tedeschi del dizionario nazista frega il giusto. Interessa che qualche politico teutonico smetta di pensare alle comunità arcobaleno, ai migranti, al sostegno ad altri Paesi, e inizi a dedicarsi a chili vota. Su La Stampa l’Afd viene chiamato “partito xenofobo” e i tedeschi degli scemi del villaggio infinocchiati dai troll filoputiniani, col 10,7% dei tweet di sostegno alla destra legati alla fabbriIl titolo dell’edizione di ieri di Repubblica ca digitale Trollrensics.

Dimenticano che a sbancare sia stata anche la formazione rossobruna nata dalla costola di Linke, Bundnis Sahra Wagenknecht (11% in Turingia e 15% Sassonia), con istanze molto critiche su migranti e supporto all’Ucraina, ma da sinistra. Tutto lo pensano, poi, ma solo il prof. di strategia aziendale della Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffè lo dice, ossia il cliché trito e ritrito dei barbari ignoranti che votano a destra: «Si spiega con carenza di educazione e di relazioni culturali.

Per combattere il populismo di destra, più che al deficit fiscale, dovremmo guardare al deficit educativo e a rendere efficace un sistema di istruzione universale permanente, e non limitata solo ai giovani». La Germania, alfabetizzata al 99%, occupa a livello nazionale il 92% dei laureati tra autoctoni e immigrati. Forse l’idea sarebbe non tanto educare i cittadini, ma rieducarli, con corsettini di aggiornamento per spiegargli come dovrebbero votare. Vita natural durante.

 

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