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"I terroristi giocavano a calcio con le teste"

di Giorgia Petani sabato 7 giugno 2025

2' di lettura

È un’immagine disumana quella descritta dall’ex ostaggio Aviva Siegel, rapita dal Kibbutz Kfar Aza il 7 ottobre 2023 insieme al marito Keith. Intervenendo all’evento organizzato da Azione e Italia Viva “Due popoli, due Stati, un destino”, al Teatro Franco Parenti di Milano, la donna ha ripercorso quei terribili giorni di prigionia, segnati da violenza, umiliazione e paura costante. Accolta da un lungo applauso, dopo essere salita sul palco ha descritto con minuzia di dettagli un vero e proprio inferno: il racconto dell’orrore inizia con una domanda, retorica ovviamente, ma che colpisce come un pugno: «Sapete che alcune persone sono state decapitate e i terroristi di Hamas giocavano a calcio con le teste? È da inumani», ha spie gato la donna dal palco.

 Aviva era stata rapita il 7 ottobre, ancora “in pigiama”. La donna è stata rilasciata nel novembre 2023. Aviva ha poi spiegato di aver visto torturare - senza nessun motivo - altri ostaggi. «Io c’ero. Ho visto torturare mio marito e alcune ragazze. Dobbiamo veramente dire di no. Vogliamo che tutto quello che sta succedendo non succeda in futuro», ha affermato con forza l’ex ostaggio descrivendo quanto vissuto in quegli istanti.

«Sono stata portata sotto terra, non si riusciva a respirare. Ho cercato di lottare e di rimanere viva. In diverse situazioni, con mio marito, ci siamo sentiti vicini alla morte. Vogliamo che questa guerra finisca, che né dalla parte israeliana né dalla parte palestinese si soffra». La donna ha raccontato di aver perso dieci chili, e che mentre i loro aguzzini «mangiavano e sorridevano, noi facevamo la fame», ha ricordato. «Sono qui con le mie due figlie: hanno sofferto loro e ho sofferto anch’io. Non sapevano se fossimo vivi io e mio marito. Vogliamo una vita per chi vive a Gaza e che Israele si senta sicuro», ha poi detto commossa. Ieri, Aviva ha scelto di parlare in Italia per la prima volta, affinché tutti comprendano il calvario che lei e gli altri ostaggi di Hamas hanno dovuto subire. «Sono qui per chi è stato rapito. Per questi motivi sono qui». E ha aggiunto: «Vi voglio dire che cosa significhi essere un ostaggio. Ci sono stati tantissimi momenti in cui avrei voluto morire. Ho visto mio marito minacciato con un fucile, ragazze toccate per il gusto di farlo, e una ragazza malata di tumore picchiata solo perché si pensava stesse mentendo». Al termine dell’evento, Aviva Siegel è stata salutata da una standing ovation da parte della platea gremita.

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