Dalla motosega alle trivelle. Javier Milei, presidente dell’Argentina e amico di Giorgia Meloni, arriva a Roma per l’accordo sull’energia tra la Ypf, compagnia posseduta al 51% dal governo di Buenos Aires, e l’Eni, il cui 32% è in mano al Tesoro. Un’intesa per il gas, e tanto: quello del progetto «Argentina Lng», estratto mediante il fracking, la fratturazione delle rocce contenenti idrocarburi, nel grande giacimento di Vaca Muerta, in Patagonia. Che poi sarà liquefatto su due enormi unità galleggianti al largo della costa del Río Negro.
Vista la distanza, non è previsto che questo Gnl arrivi in Italia. Sarà esportato nei mercati internazionali, fino a un massimo di 30 milioni di tonnellate all’anno, e così promette di dare soddisfazioni agli azionisti Eni, il primo dei quali, appunto, è lo Stato italiano. Il gruppo del cane a sei zampe avrà la possibilità di partecipare come «socio strategico su tutta la catena di valore». L’accordo firmato davanti a Meloni e Milei a palazzo Chigi dagli amministratori delegati delle due società, Claudio Descalzi e Horacio Daniel Marín, segue il memorandum sottoscritto a metà aprile e precede la decisione finale d’investimento, attesa entro fine anno.
Rapporti tra leader che marciano di pari passo con il business delle grandi aziende, insomma. E l’intesa tra Meloni e Milei va oltre l’aspetto istituzionale: è politica, perché i due hanno un’idea simile del ruolo dello Stato nell’economia, ed è fatta di simpatia reciproca, come mostrano anche gli abbracci e i sorrisi che si scambiano ogni volta che s’incontrano. Lo si è visto a dicembre, quando Milei è stato ospite di Atreju, la kermesse di Fdi («Viva la libertad, carajo!»), e di nuovo ieri, nel cortile d’onore di palazzo Chigi, quando lei lo ha accolto all’arrivo, prima di passare al colloquio bilaterale nel salottino, alla cerimonia dello scambio degli accordi e a una cena veloce.
Forti di questa sintonia, Meloni e Milei hanno adottato il “Piano di Azione 2025-2030 Italia-Argentina” che avevano concordato a novembre. Lì c’è un impegno a rafforzare, oltre al dialogo politico (anche attraverso la Comunità dell’Italofonia, che il governo italiano istituirà in autunno), la collaborazione economico-commerciale e in materia di investimenti; nei settori economici strategici e delle materie prime critiche; nel settore spaziale e in quello della difesa; in materia giudiziaria e in materia di sicurezza, nonché in campi come cultura, formazione e turismo.
Ovviamente d’accordo, i due leader, a sostenere il processo per una pace «giusta e duratura» in Ucraina e sull’impegno comune contro il traffico di esseri umani. Al termine, la premier ha scritto su X di essere «lieta» del colloquio con Milei, focalizzato «sul rafforzamento del già solido partenariato bilaterale fra Italia e Argentina, fondato su valori condivisi e su un profondo legame storico-culturale tra le nostre nazioni». Stamattina Milei sarà in Vaticano, primo leader latinoamericano ricevuto in udienza ufficiale da Leone XIV.
Il suo viaggio proseguirà con altre tappe europee e si concluderà il 10 giugno a Gerusalemme, dove incontrerà il premier Benjamin Netanyahu e il presidente Isaac Herzog, per ribadire l’amicizia del governo argentino con Israele. Prima di Milei, Meloni ha ricevuto il presidente del Consiglio Ue Antonio Costa, socialista portoghese. Con lui siamo nel campo dei buoni rapporti istituzionali, non dell’amicizia. Un faccia a faccia che fa parte del “tour” di Costa, il quale sta visitando i leader nazionali in vista della riunione dei Ventisette che si terrà il 26 e il 27 giugno. «Ho avuto un ottimo incontro con Giorgia Meloni a Roma», ha raccontato lui al termine, spiegando di aver discusso anche dei vertici del G7 e della Nato, in programma nella seconda metà di giugno. A palazzo Chigi riferiscono che Meloni e Costa si sono confrontati sui «principali temi dell’agenda internazionale», inclusi sicurezza, difesa, rapporti transatlantici e migrazioni.