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Addio alle rinnovabili, gas affidabile e pulito

Altro che rinnovabili. Per la transizione energetica, quella vera e non quella delle favole ambientaliste, il gas resta cruciale
di Sandro Iacometti lunedì 9 giugno 2025

3' di lettura

Altro che rinnovabili. Per la transizione energetica, quella vera e non quella delle favole ambientaliste, il gas resta cruciale. È questo il messaggio che arriva dalla Germania, che dopo le follie ecologiste del governo social-sinistro guidato da Olaf Scholz ha appena deciso di cambiare rotta e di raddoppiare la costruzione di nuove centrali a gas, portando la capacità prevista da 10 a 20 gigawatt entro il 2030. La misura, inserita nel contratto di coalizione tra Cdu/Csu e Spd, è stata ribadita dalla ministra dell'Economia Khristina Reiche e mira a garantire stabilità energetica durante la transizione dalle fonti fossili a quelle pulite. Che non sono solo l’eolico e il fotovoltaico, inaffidabili e meteoropatiche. Il gas naturale, attualmente utilizzato per il riscaldamento di metà delle abitazioni in Germania, rimarrà una risorsa chiave nel medio periodo, con l'obiettivo di riconvertire progressivamente gli impianti all'idrogeno verde. Per assicurare l'approvvigionamento, Berlino punta a contratti di fornitura a lungo termine con partner internazionali.

La mossa è stata ovviamente criticata dai verdi e dalla sinistra della Linke, che temono un rallentamento della rivoluzione green. In realtà si tratta solo del tentativo di non restare al buio o di pagare l’energia un occhio della testa, come è accaduto lo scorso inverno ai tedeschi a causa del calo delle produzione di fonti rinnovabili dovuto a fenomeni atmosferici. E non si tratta di una bizzarria teutonica, ma di una tendenza in atto in tutta Europa, che dopo l’ubriacatura del green deal ha finalmente iniziato a fare i conti con la realtà. Nel periodo gennaio-aprile, infatti, i dati dei principali mercati elettrici europei hanno registrato un incremento della generazione termoelettrica di 18 TWh (+14%) sull'anno precedente, termoelettrico che assieme a nucleare e altre fonti fossili copre proprio i minori apporti delle rinnovabili.

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Il motivo sta proprio nella sconsiderata corsa alle fonti pulite. Le rinnovabili nel 2019 coprivano il 34% della produzione europea di elettricità, nel 2024 sono arrivate al 45%: questo vuol dire che circa la metà del fabbisogno energetico del Continente ha bisogno di un backup tradizionale per evitare di ritrovarsi al lume di candela. L'energia green, infatti, con le tecnologie oggi disponibili, non si riesce a conservare con risultati efficienti. Quindi, o ci si attrezza (centrali a gas) oppure si rischia, come accaduto in Germania, che quando sole e vento mancano insieme, il prezzo della luce può schizzare fino a 800 euro al megawattora.

Ce ne freghiamo del pianeta e torniamo ad usare i combustibili fossili? Tutt’altro. Proviamo ad inquinare meno facendo i conti con gli scenari concreti. Realizzare maggiori infrastrutture per il gas, oltre a creare una rete per il futuro utilizzo dell’idrogeno verde, è saggio anche per non essere esposti ai rischi del mercato globale. Da tempo infatti la domanda di gas sta aumentando in tutto il mondo (+1,5% nel 2023, +2,8% nel 2024, +2% secondo stima 2025, senza contare l’impatto non ancora dimensionato dei Data Center, i cui consumi potranno essere coperti dalle rinnovabili solo per metà) ed è tornata a crescere persino in Italia: da gennaio ad aprile +7% sul 2024. A questo bisogna aggiungere che nel mondo più di un terzo dell'energia elettrica è ottenuta bruciando carbone (emissioni doppie rispetto al gas), dinamica trainata soprattutto dalla Cina (che passa per campione green). Mentre applicando le tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 alle centrali a gas il loro impatto ambientale sarebbe quasi nullo. Tutto il resto è noia. O follia.

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