La decisione della Francia di bloccare l'accesso agli stand di cinque aziende israeliane (Israel Aerospace Industries, Rafael, Uvision, Elbit e Aeronautics) al 55° Salone Internazionale dell'Aeronautica e dello Spazio di Le Bourget ha suscitato forti reazioni. Gli stand sono stati isolati con barriere di oltre due metri ricoperte di panno nero, sorvegliati da gendarmi armati, impedendo l'accesso e la visibilità. Il premier francese François Bayrou ha giustificato la misura come una "riprovazione" per la situazione "moralmente inaccettabile" a Gaza, definita insostenibile dal punto di vista umanitario e securitario, sottolineando che gli armamenti offensivi potenzialmente usati nella Striscia non dovevano essere presenti.
Israele ha reagito con indignazione, definendo la decisione "scandalosa" e "antisemita". Il ministero della Difesa israeliano, citato dal Times of Israel, ha accusato la Francia di usare motivazioni politiche per emarginare le tecnologie israeliane, competitive con l'industria francese, in un contesto in cui Israele sostiene di condurre una "guerra necessaria e giusta". Fonti israeliane a Le Bourget hanno evidenziato che gli armamenti esposti erano stati previamente approvati dalle dogane francesi e non differivano da quelli di altri Paesi, rendendo la decisione "incomprensibile". Hanno anche criticato la comunicazione tardiva (una circolare arrivata alle 18:30 del giorno prima, con ordine di smontare tutto entro le 20) e le modalità logistiche impraticabili.
La vicenda ha generato diverse polemiche al Salone, con proteste come quella di Evelyne Gougenheim, una cittadina francese che ha denunciato un doppio standard, sostenendo che le armi israeliane non differiscono da quelle di altri espositori (USA, Francia, India) e che la decisione potrebbe essere legata più alla concorrenza industriale che alla situazione a Gaza. La questione ha attirato l'attenzione di media internazionali, con giornalisti e cameraman presenti attorno agli stand isolati nel padiglione 3.