"Parlo da questa tribuna con un profondo senso di delusione, in primo luogo con me stesso e soprattutto per coloro in cui non avrei mai dovuto riporre fiducia. Ma parlo anche con la certezza di essere un politico pulito": il presidente del governo spagnolo, Pedro Sanchez, lo ha detto durante il suo intervento al Congresso dei deputati per riferire sul caso di Santos Cerdán, ex segretario dell'organizzazione dei socialisti in carcere con l'accusa di far parte di una rete corruttiva.
Per il premier spagnolo, però, questo caso, insieme a quello dell'ex ministro dei Trasporti, José Luis Ábalos coinvolto anche lui nel cosiddetto "caso Koldo", non giustifica il "torrente di insulti" che i socialisti stanno ricevendo in tutta la Spagna. Sanchez ha poi ribadito la volontà di "riconquistare la fiducia dei gruppi parlamentari" e di cercare di "chiarire i dubbi" che i cittadini possono "legittimamente" avere. Inoltre, ha promesso di non arrendersi: "Non getterò la spugna e andrò avanti perché abbiamo un grande progetto per il nostro Paese, in cui milioni di persone hanno riposto la loro fiducia".
Intanto, però, i partiti politici che hanno appoggiato l'investitura di Sanchez come premier gli hanno lanciato degli avvertimenti. Se la faccenda della corruzione "finisce qui, e sono solo tre furbi che si sono spartiti delle tangenti allora lei deve rimanere, perché non si fa cadere un governo per quello che sappiamo finora, ma se la vicenda si ingrandisce, noi la obbligheremo" a far sì che "sia la gente a decidere", ha detto il portavoce del partito indipendentista catalano di sinistra Erc, Gabriel Rufian. "Lei è in proroga, e la proroga non dura per tutta la legislatura", ha avvertito la portavoce del partito indipendentista di destra Junts, Miriam Nogueras.