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Use-Ue, dazi al 15%. Auto, agricoltura, energia: i dettagli dell'accordo

di Costanza Cavalli lunedì 28 luglio 2025

3' di lettura

A quelli cui piace scommettere dev’essere venuto a noia puntare denari sulle trattative economiche di Donald Trump: alla fine la spunta sempre lui. La guerra commerciale transatlantica, che avrebbe coinvolto un volume di scambi da 1.700 miliardi di dollari e un mercato di 800 milioni di persone, non ci sarà. L’accordo economico tra Stati Uniti e Ue si è chiuso con un dazio del 15% sui prodotti europei: «Questo è probabilmente il più grande accordo mai raggiunto in qualsiasi ambito, commerciale e non commerciale - ha gongolato Donald porterà molta unità e amicizia. Andrà tutto benissimo».

Non solo: «L’Ue effettuerà 600 miliardi di dollari in investimenti negli Usa, in più rispetto a quanto già investono, acquisterà 750 miliardi di dollari in energia statunitense (in tre anni, ndr)» e «una grande quantità» di armi americane per un valore di «centinaia di miliardi di dollari, perché produciamo il miglior equipaggiamento militare al mondo». L’unica aliquota tariffaria si applicherà anche ai settore dell’automotive, dei semiconduttori e dei prodotti farmaceutici. Entrambe le parti, tuttavia, ridurranno a zero i dazi su aeromobili e componenti di aeromobili, alcuni prodotti chimici e alcuni farmaci generici, alcuni prodotti agricoli e materie prime essenziali. Mentre per acciaio e alluminio, materia prima della reindustrializzazione tanto cara al presidente americano e ai lavoratori della Rust Belt che l’hanno votato, le imposte resteranno come ha stabilito globalmente Trump al 50%.

Sono due i settori merceologici chiave su cui il presidente Usa ha rivendicato un successo e maggiori aperture: auto (leggi Suv e pick up) e prodotti agricoli. «Le auto statunitensi fondamentalmente non erano permesse» nella Ue, ha sostenuto durante la conferenza stampa assieme alla presidente della commissione europea, Ursula von der Leyen. «Ma noi abbiamo delle auto pazzesche. Dei pick-up e dei Suv, abbiamo ottime cose, penso che gli europei avranno una certa diversificazione che li renderà felici. La seconda è l’agricoltura, anche gli allevatori saranno contenti».

Von der Leyen, accolta in Scozia ma in territorio nient’affatto neutro – l’incontro si è tenuto nella tenuta da golf del tycoon a Turnberry, sulla costa sud-ovest del Paese – non ha potuto che constatare che dazi al 15% sono meglio di un dazio generale al 30% a partire dal primo agosto e sono meglio pure dell’eventuale ricorso a una lista di contro-dazi da 93 miliardi di euro che le capitali europee avevano già stilata e pronta nel cassetto. «Ce l’abbiamo fatta», ha detto sollevata la presidente. Prima dei colloqui, quando ancora si parlava del 50% di possibilità di raggiungere un’intesa, aveva prudentemente messo le mani avanti: Trump è «noto come un duro negoziatore e affarista», era stata la sua dichiarazione ai giornalisti, sostanzialmente appuntando una medaglia alla giacca della controparte, che si stava ancora sfilando le scarpe da golf. E aveva concordato sulla necessità di ridurre il surplus commerciale di Bruxelles con Washington, che lo scorso anno ha raggiunto quasi 200 miliardi di euro. «Dobbiamo riequilibrarlo», ha affermato.

Tirando le somme: «È stato un lavoro pesante, ma è un buon affare. Abbiamo raggiunto l’obiettivo che volevamo: riequilibrare, ma consentire il commercio, il che significa buoni posti di lavoro su entrambe le sponde dell’Atlantico. Significa prosperità». Per Bruxelles, all’incontro era presente anche il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic; per Washington il segretario al Commercio Howard Lutnick e il rappresentante per il commercio Jamieson Greer.

Il governo italiano, in un comunicato congiunto di Giorgia Meloni e dei vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, ha fatto sapere di accogliere «positivamente» la notizia dell’accordo, «che scongiura il rischio di una guerra commerciale in seno all’Occidente, che avrebbe avuto conseguenze imprevedibili». I tre leader commentano che «la soluzione negoziata è un risultato a cui le istituzioni europee e gli Stati membri, inclusa l’Italia, hanno lavorato con grande impegno e facendo squadra comune, evitando di cadere nella trappola di chi chiedeva di alimentare uno scontro frontale tra le due sponde dell’Atlantico». L’accordo, rimarcano, «garantisce stabilità, aspetto fondamentale per i rapporti tra due sistemi economici e imprenditoriali fortemente interconnessi tra loro, come sono quelli dell’Unione Europea e degli Stati Uniti».

I dettagli dell’intesa non sono ancora noti, ma «nelle more» di valutarli Meloni, Tajani e Salvini giudicano «sostenibile la base dell’accordo sui dazi al 15%, soprattutto se questa percentuale ricomprende e non si somma ai dazi precedenti, come invece era previsto inizialmente». Assicurano di essere «pronti ad attivare misure di sostegno a livello nazionale», ma chiedono che queste «vengano attivate anche a livello europeo, per quei settori che dovessero risentire particolarmente delle misure tariffarie statunitensi».

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