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Israele, rumors su Netanyah: "Pronto a liberare gli ostaggi con la forza"

lunedì 4 agosto 2025

2' di lettura

Israele si trova in una fase critica della sua guerra contro Hamas. Secondo quanto riferito dall’emittente americana Abc, il primo ministro Benjamin Netanyahu starebbe prendendo in seria considerazione una “soluzione militare” per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora detenuti nella Striscia di Gaza. A oltre nove mesi dall’inizio dell’offensiva militare, i negoziati per un cessate il fuoco e il rilascio dei prigionieri restano impantanati, mentre cresce anche all’interno di Israele un’ondata di dissenso senza precedenti. Ed in questo contesto, per portare a casa gli ultimi uomini ancora in mano all'organizzazione terrorista, ora si pensa di agire con la forza.

L’indiscrezione, riportata da un funzionario israeliano alla rete statunitense, segna una nuova fase nel conflitto. “Pertanto, il primo ministro Netanyahu sta spingendo per espandere le operazioni militari per liberare gli ostaggi attraverso una soluzione militare”, ha dichiarato la fonte, confermando che attualmente sarebbero circa venti gli ostaggi ancora vivi nelle mani di Hamas.

La scelta di Netanyahu, se confermata, rappresenterebbe una nuova escalation, rischiosa, soprattutto in un momento in cui le trattative con il movimento islamista sembrano essersi arenate. Secondo quanto filtrato, la mancanza di risultati tangibili sul fronte diplomatico avrebbe spinto il premier israeliano a optare per un piano più aggressivo.

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Ma mentre il governo valuta nuove offensive, a Tel Aviv e nei ranghi degli apparati di sicurezza israeliani si alza una nuova voce di dissenso. In un video, una ventina di ex alti funzionari della sicurezza – tra cui ex capi di stato maggiore dell'Idf, ex dirigenti del Mossad, dello Shin Bet e della polizia – hanno chiesto apertamente di porre fine alla guerra a Gaza.

Il messaggio è chiaro. “Abbiamo il dovere di alzarci in piedi e dire ciò che dobbiamo dire”, afferma l’ex direttore dello Shin Bet Ami Ayalon. “Questa guerra è iniziata come una guerra giusta. Era una guerra difensiva. Ma una volta raggiunti tutti i suoi obiettivi militari, una volta ottenuta una brillante vittoria militare contro tutti i nostri nemici, questa guerra ha smesso di essere una guerra giusta. Sta portando lo Stato di Israele alla perdita della sua sicurezza e identità”.

Nel video, che circola ampiamente sui social e sui media locali, gli ex dirigenti affermano che il conflitto avrebbe potuto concludersi “molto tempo fa” e denunciano che la sua prosecuzione risponde più a logiche politiche che a esigenze strategiche. L’ex capo di stato maggiore Moshe Ya'alon parla di un “momento che rappresenta una bandiera nera in cui bisogna restare fermi e dire: fin qui e non oltre”. E aggiunge, senza mezzi termini: “In questo momento, abbiamo un governo che i fanatici messianici hanno trascinato in una certa direzione irrazionale”.

Anche l’ex direttore dello Shin Bet, Yoram Cohen, lancia un monito sullo stato della democrazia israeliana: “Sono una minoranza, ma il problema è che la minoranza controlla la politica”, conclude Cohen.

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