A poche ore dalla nascita del suo governo, Sebastien Lecornu si è dimesso. Una scelta che getta la Francia ancora più nel caos - come dimostra il calo in Borsa - e che rischia di avere effetti anche su Emmanuel Macron. In queste ore, infatti, Jean-Luc Melenchon, leader de La France Insoumise, ha chiesto "l'esame immediato" della mozione di destituzione del presidente francese. "A seguito delle dimissioni di Sebastien Lecornu, chiediamo l'esame immediato della mozione presentata da 104 deputati per la destituzione di Emmanuel Macron", ha scritto su X.
D'altronde si tratta del quarto primo ministro bruciato dal capo dell'Eliseo in un tempo lampo. Nominato il 9 settembre, Lecornu si è dimesso dopo neanche trenta giorni. Tra le motivazioni la sua squadra di governo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la proposta di Bruno Le Maire, nominato ministro delle Forze Armate all'interno. Un nome, questo, che ha suscitato forti reazioni politiche. Tra i più critici, il vicepresidente dell’Assemblée Nationale e figura di spicco del Rassemblement National, Sébastien Chenu, che ha definito l’incarico a Le Maire come "un premio al disastro".
Ad aggiungersi a questo, un Parlamento frammentato: sinistra, centro macronista e destra. Talmente frammentato da rendere difficile trovare una maggioranza coesa. Tutti motivi per cui anche Marine Le Pen si dice convinta che "Macron non può continuare a resistere allo scioglimento dell'Assemblea nazionale. Siamo arrivati a fine percorso. Non ci sono altre soluzioni. La sola decisione saggia è quella di tornare alle urne e consentire che i francesi diano una direzione al Paese", ha dichiarato la capogruppo del Rassemblement National dopo aver definito "una farsa" la possibilità della nomina di un nuovo premier da parte del presidente.