Caro Direttore, molte cose su Gaza stanno diversamente dagli schemi correnti. Alcune considerazioni di fondo: il principale errore di Netanyahu è stato fatto nel corso dei due anni precedenti il 7 Ottobre. L’intesa fra Hamas e Netanyahu era rivolta ad isolare l’alleanza dell’autorità palestinese già di per sé in crisi. Così forte di queste convinzioni, Netanyahu ha anche trascurato tutte le indicazioni che gli provenivano dal Mossad sul fatto che invece erano in corso a Gaza preparativi militare.
Una volta che invece si è verificata l’operazione terroristica del 7 Ottobre Netanyahu ha evitato di esser messo sotto accusa dando una risposta durissima sul piano militare che però ha avuto nella sua fase finale episodi esecrabili. Ma essa non ha avuto comunque le caratteristiche del genocidio. Netanyahu ha fatto una guerra durissima, e in questo modo ha registrato due effetti contraddittori: ha prevalso del tutto sul terreno militare e ha perso la partita sul piano politico e mediatico. A sua volta però Hamas ha sbagliato le sue previsioni rispetto a quello che sarebbe avvenuto in seguito alla strage: si è trovato di fronte ad una reazione militare che lo ha messo in una posizione di estrema difficoltà anche nel rapporto con il popolo palestinese.
Per altro verso però sul piano politico generale Netanyahu si è ritrovato in una situazione di crescente isolamento nel mondo. A quel punto sia Netanyahu che Hamas si sono venuti a trovare in un vicolo cieco. A quel punto è intervenuto Trump con una autentica capacità di intervento e genialità politica e mediatica. Da un lato egli ha spiegato ad Hamas che se non arrivava a realizzare la pace egli avrebbe lasciato totalmente via libera a Netanyahu. Ma altrettanto ha fatto con Bibi mettendolo di fronte alla impopolarità crescente. Per altro verso egli anche grazie all’intervento mediatore di Trump Netanyahu poteva ottenere il rilascio degli ostaggi e anche una sostanziale vittoria politica nei confronti di Hamas. A tutto ciò di suo Trump anche per condizionare sempre di più Hamas e lo stesso Netanyahu portava la possibilità di rilanciare lo schieramento di Abramo con tutto il mondo arabo moderato e anche il concorso di quel Qatar che in questi anni ha svolto un ruolo ambiguo, nel quale rientrava pure il finanziamento ad Hamas che veniva interrotto nel caso in cui non si fosse messo in riga.
Veniamo qui al ruolo dell’Europa, e in esso dell’Italia. Giorgia Meloni quando ha dato il via libera all’ipotesi di due popoli due Stati ponendo due condizioni ha scelto una posizione indubbiamente efficace e ragionevole. Infatti il riconoscimento della Palestina ha costituito fortunatamente senza pesare, un obiettivo favore fatto ad Hamas. Parliamoci chiaro: già è molto difficile riconoscere uno Stato inesistente, qualora poi in questo Stato una componente terroristica rimanesse in campo, ci saremmo venuti a trovare in poco tempo in una situazione del tutto insostenibile. Quanto poi alle manifestazioni di notevole intensità svoltesi in Italia, non si può fare a meno di cogliere in esse due componenti. Una componente è stata quella costituita da pacifisti autentici, ma latri hanno giocato un’altra partita esemplificata dallo sciopero generale Cgil contro il governo italiano per quello che stava facendo un altro governo, cioè quello israeliano rispetto al quale la presidente del Consiglio aveva espresso un netto dissenso. Questa contraddizione ha tolto ogni credibilità all’azione della Cgil ma c’è di più. Su queste manifestazioni si è innescata una galassia per niente pacifica che punta a ripetuti scontri violenti con la polizia in cui l’ obiettivo autentico è quello che prima o poi ci scappi il morto, in modo da radicalizzare la situazione e di incendiare, come si dice, la prateria. Tutto ciò è stato capito dal ministro degli Interni Piantedosi che sta evitando in tutti i modi la radicalizzazione dello scontro di piazza.