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Belém, parte il vertice sul clima: inquinanti, barche-hotel e Amazzonia devastata

di Daniele Dell'Orco martedì 11 novembre 2025

3' di lettura

Per rendere la città brasiliana di Belém adatta ad ospitare il vertice sul clima COP30 in programma fino al 21 novembre 2025, l’ecosistema è stato rivoltato come un calzino. E, paradosso nel paradosso, non è stato nemmeno sufficiente. La mancanza di posti letto ha costretto due colossi navali – MSC Seaview e Costa Diadema – ad attraversare i sette mari per fungere da “hotel galleggianti” e tamponare la crisi degli alloggi della COP.

Sono partite da Barcellona, fatto scalo a Las Palmas e puntato verso l’Amazzonia, con consumi di carburante nell’ordine delle centinaia di tonnellate al giorno in navigazione ed emissioni elevate di Co2, black carbon e ossidi di zolfo. Anche in modalità “hotel”, ormeggiate ma operative 24 ore su 24 per climatizzazione, cucine e servizi, il fabbisogno energetico resta a livelli da piccola città. Il tutto per offrire 10mila brande macchiate di impatto ambientale ad ecologisti. E perdipiù, per accoglierle, il Terminal locale, quello di Outeiro, ha subito adeguamenti strutturali costati oltre 40 milioni di euro.

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LULA EXTRALUSSO
Persino il presidente Lula ha scelto di alloggiare sul materasso ad acqua extralusso, quello del Lana 3, yacht privato già comparso in inchieste e legato a contratti pubblici nell’Amazonas. L’imbarcazione ha navigato da Manaus a Belém e, secondo stime tecniche per categoria e motorizzazione, può consumare 150 litri di diesel all’ora in movimento. Una scelta di immagine devastante: mentre il vertice discute di decarbonizzare il trasporto fluviale amazzonico, il capo dello Stato alloggia su un simbolo del vizio a gasolio.

Tutto questo senza che venga bypassata nemmeno la legge della domanda e del’offerta. Sicché per assicurarsi uno di questi folli posti letto a Belém (18mila, a fronte di 45mila partecipanti) c’è da sborsare anche 3.404 euro a notte, con picchi fino a 14.050 euro per gli ultimi posti disponibili. Molti hotel, mica scemi, richiedono soggiorni minimi e pagamento anticipato. Un fatto tragicomico è che il rimborso Onu per le delegazioni dei paesi più poveri è di 137 euro al giorno: nemmeno sufficiente per un letto a castello in dormitorio.

Così, delegazioni e Ong sono state tagliate fuori, rendendo il vertice inaccessibile proprio mentre favoleggia d’inclusione. La cosa davvero straordinaria di questa COP è che c’è pure di peggio. La costruzione della Avenida Liberdade, 14 km di strada nuova, è stata accelerata per preparare la città all’ondata di partecipanti. Peccato che attraversi l’Area di Protezione Ambientale Metropolitana e sfiori il Parco Estadual do Utinga, generando frammentazione ecologica e aprendo varchi alla speculazione edilizia. Il governo sostiene che l’opera fosse già prevista, ma guarda caso i cantieri sono esplosi in parallelo alla preparazione della COP.

Chi paga il prezzo più alto, oltre agli alberi del “polmone del mondo”, è il Quilombo do Abacatal: una comunità di circa 160 famiglie, con oltre tre secoli di storia, che ha visto aprire un tunnel di accesso alla superstrada senza la consultazione obbligatoria prevista dalla Convenzione OIL 169. Gli effetti sono già misurabili: interramento degli igarapés, perdita di biodiversità, calo della produzione di bacche di açaí e frutti di pupunha, fondamentali per il reddito locale. Delle nove opere compensative promesse, una sola è avanzata, mentre il resto è rimasto sulla carta.

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PALAFITTE
Ancora più grave è ciò che accade a Vila da Barca, comunità di palafitte con 4mila residenti. Qui il progetto di “riqualificazione” della Doca – la zona nobile della città – prevede 19 km di condotte, 2.300 allacci fognari e una grande stazione di sollevamento costruita all’interno della comunità stessa. In pratica, la rete destinata a drenare i reflui dei quartieri benestanti passa attraverso un’area che da decenni non dispone di servizi di base (in città appena il 20% degli abitanti è collegato alla rete fognaria). I fanghi degli scavi hanno persino occupato campi da gioco e spazi comunitari, trasformando l’“eredità infrastrutturale” in un fardello quotidiano.

Nel frattempo, s’è riempito pure il cielo sopra Belém: durante il mese della COP, l’aeroporto registra un aumento di +23% dei voli domestici e +41% di quelli internazionali. Terminal in ristrutturazione, spazi provvisori, calore interno e infrastrutture di fortuna completano il quadro: per garantire la logistica globale del summit, anche qui le emissioni crescono. Se si fosse voluto davvero tutelare l’Amazzonia, anziché usarla come sceneggiatura d’eccezione, questa COP sarebbe stato il caso di tenerla via Zoom.

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