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Bill Gates ci ripensa: l'ecologia fanatica fa male all'umanità

di Fausto Carioti lunedì 3 novembre 2025

5' di lettura

Vai a capire, ora, quanto ha influito l’arrivo alla Casa Bianca di un presidente che considera il riscaldamento globale «un mito», «una cosa che non esiste» e «una bufala costosa». Gli ultramiliardari sono sempre bravissimi a riposizionarsi con una capriola, lo abbiamo visto dopo il 5 novembre, giorno della vittoria di Donald Trump. O forse Bill Gates è sincero, la sua conversione è reale. O magari, chissà, non c’è stata alcuna conversione, perché il Gates che inseguiva il consenso della politica era l’altro, quello visto ai tempi di Barack Obama e Joe Biden. Che nel 2021 (non venti o dieci anni fa) scriveva il libro How to avoid a climate disaster, in cui ci avvertiva che «per evitare una catastrofe climatica dobbiamo azzerare le emissioni», perché «gli argomenti che dimostrano la necessità di arrivare a zero emissioni erano, e sono, inoppugnabili». Per la gioia di tutte le Thunberg del pianeta.

Quale che sia la spiegazione, il suo ravvedimento è piombato sulla bolla degli ecocatastrofisti come un meteorite e ha detto al mondo, ancora una volta, che l’epicentro del cambiamento è l’altra sponda dell’Atlantico. Il fondatore di Microsoft e attuale filantropo ha scritto sul proprio sito di “appunti”, Gatesnotes.com, un saggio intitolato “Tre dure verità sul clima”. È il suo messaggio alla Cop30, la trentesima Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici, l’appuntamento annuale in cui i rappresentanti di quasi duecento nazioni, scienziati, ong ambientaliste e aziende, si riuniscono per discutere come contrastare il cambiamento climatico. Sarà la prima a svolgersi nel luogo simbolico dell’Amazzonia, a Belém, in Brasile, e dovrà fare il punto sui progressi degli impegni presi con l’accordo di Parigi del 2015. Quell’intesa prevede di aumentare fino al 55%, entro il 2030, i tagli delle emissioni di CO2 rispetto al 1990: il Green Deal dell’Unione europea nasce così.

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Ecco: a tutti coloro che andranno a Belém a fare i soliti discorsi, lanciare i soliti allarmi e proporre norme ancora più aspre e costose col ricatto della fine incombente dell’umanità, Gates dice una cosa difficile da digerire. «C’è una visione apocalittica del cambiamento climatico che recita più o meno così: “Tra pochi decenni, un cambiamento climatico catastrofico decimerà la civiltà. Le prove sono ovunque: basta guardare le ondate di calore e le tempeste causate dall’aumento delle temperature globali. Nulla è più importante che limitare l’aumento della temperatura”. Fortunatamente per tutti noi, questa visione è sbagliata». Boom.

È sbagliata, spiega Gates, anche perché «le proiezioni sulle emissioni sono diminuite e, con le giuste politiche e investimenti, l’innovazione ci consentirà di ridurle ulteriormente». I governi e le organizzazioni internazionali devono prenderne atto, perché «le prospettive apocalittiche, purtroppo, stanno inducendo gran parte della comunità climatica a concentrarsi troppo sugli obiettivi di emissione a breve termine, distogliendo risorse dalle azioni più efficaci che dovremmo intraprendere per migliorare la vita in un mondo che si sta riscaldando».

Il centro della questione sono i miliardi di dollari e di euro che escono dalle tasche dei contribuenti occidentali per finanziare la più grande riconversione industriale della storia. «Invito tutti quelli che parteciperanno alla Cop30 a chiedersi: come possiamo garantire che la spesa per gli aiuti abbia il massimo impatto possibile sulle persone più vulnerabili? I fondi destinati al clima vengono spesi per le cose giuste? Credo che la risposta siano». Esistono altre emergenze e oggi «i problemi più grandi sono la povertà e le malattie, proprio come lo sono sempre stati».

Quindi, le tre verità che danno il titolo al suo saggio. La prima: «Il cambiamento climatico è un problema serio, ma non sarà la fine dell’umanità». Il commento del Wall Street Journal merita di essere riportato: «E questa sarebbe una verità scomoda? Vuoi dire che l’umanità non è condannata? Le uniche persone per cui questo è un “messaggio difficile” sono i fanatici del clima, quelli che restano convinti che l’aumento delle temperature rappresenti un’emergenza assoluta e totalizzante. Dicono queste cose per intimidire i politici e spingerli a concedere miliardi di dollari in sussidi verdi, insieme ad altri poteri per rimodellare l’economia e la società moderne».

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È il realismo di chi conosce i numeri e i trend globali. La domanda mondiale di energia è in crescita rapida, destinata a raddoppiare nel 2050, anche perché i Paesi poveri, crescendo, ne consumeranno di più: buon segno. Ma le innovazioni tecnologiche stanno già cambiando in meglio le cose, negli ultimi dieci anni abbiamo ridotto le emissioni previste di oltre il 40%. Il cosiddetto “green premium”, il prezzo da pagare per fare una cosa con metodi puliti anziché inquinanti, ha raggiunto lo zero in molti settori e in alcuni è addirittura diventato negativo: il metodo pulito costa meno.

Seconda verità di Gates: la temperatura globale non è il modo migliore di misurare il nostro progresso, non ci dice nulla sulla qualità della vita delle persone. Fa l’esempio di un Paese a basso reddito, lo Sri Lanka, il cui governo nel 2021 aveva deciso di ridurre le emissioni di CO2 vietando i fertilizzanti chimici.
Risultato: «I raccolti degli agricoltori sono crollati, c’è stata molto meno disponibilità di cibo e i prezzi sono saliti alle stelle. Il Paese è stato colpito da una crisi perché il governo ha dato priorità alla riduzione delle emissioni rispetto ad altre questioni importanti».

Terza verità: la migliore difesa contro il riscaldamento globale sono gli investimenti nella salute e nella prosperità. «Il caldo eccessivo causa ormai circa 500.000 morti ogni anno. Nonostante l’impressione che si possa avere leggendo i notiziari, però, il numero è in calo da tempo, soprattutto perché più persone possono permettersi l’aria condizionata. E, sorprendentemente, il freddo eccessivo è molto più letale, uccidendo quasi dieci volte più persone ogni anno rispetto al caldo».
Una lezione di pragmatismo americano, insomma: i soldi non sono infiniti, devono essere investiti in modo non isterico, ma razionale, laddove danno i risultati migliori. Bill Gates ci è arrivato a 70 anni.

Post scriptum. Per capire cosa significhi tutto questo bisogna leggere il commento di Trump, maiuscole incluse: «Io (NOI!) abbiamo appena vinto la guerra alla bufala del cambiamento climatico. Bill Gates ha finalmente ammesso di essersi SBAGLIATO COMPLETAMENTE sulla questione. Ci è voluto coraggio per farlo, e per questo gliene siamo tutti grati. MAGA!!!».

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