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I soldi all'Ucraina e la pace difficile

di Mario Sechi sabato 15 novembre 2025

2' di lettura

Nel 2015 il Guardian titolò «Benvenuti in Ucraina, la nazione più corrotta d’Europa». Le cose non sono certo migliorate con la guerra, Kiev deve difendersi dall’aggressione della Russia ed è stata inondata di aiuti militari e finanziari, un boccone ghiotto per la criminalità. La storia dell’Ucraina segue la parabola di Mosca, con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991 si è trasformata in un dominio di oligarchie Kiev ha i problemi di una cleptocrazia.

Non è un Paese povero, è una potenza agricola che ha importanti materie prime, capacità tecnologica e oggi schiera in battaglia il più grande, più armato e meglio addestrato esercito d’Europa. Contrapporre le preoccupazioni di Matteo Salvini sulla presenza della corruzione a Kiev a quelle di Guido Crosetto sulla necessità di difendere il confine orientale dell’Europa (di cui l’Ucraina è il nostro primo bastione) riduce il problema allo scontro tra bianco e nero che fa comodo solo a chi vuole dare l’immagine (falsa) di un governo che non ha una linea (ce l’ha, è solidamente atlantista), mentre la questione per noi, per l’Europa intera, ha un significato esistenziale. Salvini si preoccupa della destinazione dei fondi e del loro utilizzo (tema aperto da tutte le cancellerie europee), Crosetto si fa carico della postura strategica dell’Italia, dei rapporti con gli alleati e, in particolare, della nostra relazione diretta con Washington.

Questo dibattito è da tempo materia viva a Bruxelles, i leader dell’Unione chiedono che Kiev faccia le riforme e vada verso una democrazia compiuta, cosa che oggi non è. Volodymyr Zelensky è sottoposto a pressioni politiche interne enormi, ma anch’egli sa che in queste condizioni - va detto con chiarezza l’Ucraina non ha le carte in regola per entrare nell’Unione Europea. Lo stallo della trincea si riflette sulle istituzioni, Kiev è governata con la legge marziale e tre annidi guerra non finita, senza una exit strategy realista che porti Vladimir Putin al negoziato (che non si realizza né con l’escalation senza obiettivi né sventolando bandiera bianca), sono un peso insopportabile. Il rebus è ancora irrisolto: la Russia non può perdere, l’Ucraina non può vincere.

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