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Bollette, italiani ridotti alla fame in nome del clima: il folle piano dell'Europa

Sandro Iacometti
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Ursula von der Leyen incalza sulla difesa comune e un'intelligence europea, si prende la rivincita sulla strategia dei vaccini Covid e lancia un monito a Polonia e Ungheria sul rispetto dello stato di diritto legato all'erogazione dei fondi Ue. Un testo felpato e articolato quello della presidente della Commissione per il discorso sullo stato dell'Unione, pesato parola per parola e calibrato sul disegno di un'Europa più equa, più autonoma, più resiliente, da consegnare alle generazioni future. La von der Leyen parla di campagna vaccinale, di ripresa economica, di Afghanistan, di governance europea («con un discorso molto deludente sul fronte delle modifiche al patto di stabilità», ha sottolineato, Raffaele Fitto).

 

 

Ma il piatto forte è, ancora una volta, la lotta al clima. Fregandosene altamente di quello che sta accadendo in Italia e in mezza Europa su materie prime e bollette, la von der Leyen ha ribadito la centralità del Green Deal e del pacchetto legislativo Fit for 55, che dovrebbe fissare nella legge Ue le modalità per raggiungere il target di una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. E ha poi rimarcato l'importanza della Cop26 a Glasgow, spronando la Cina di Xi Jinping a dettagliare «come Pechino intende arrivare» agli obiettivi dichiarati per la riduzione delle emissioni. Già, perché «gli impegni attuali per il 2030 non bastano per mantenere il riscaldamento climatico a 1,5 gradi». Di qui la promessa di una ulteriore accelerazione. «L'Europa è pronta a fare di più. Proporremo adesso un finanziamento supplementare di quattro miliardi di euro fino al 2027 per il clima», ha annunciato.

 

 

Definendo poi, nella replica, la missione delle Ue «un compito erculeo», che però «è una grande opportunità». Perché «non possiamo continuare così a depredare la natura». Ovviamente i soldi non sono per aiutare le imprese alla canna del gas per i costi dei combustibili, ma solo le famiglie in condizione di povertà energetica, poiché la transizione deve essere «equa». Ma soltanto per chi non inquina, tutti gli altri saranno puniti duramente. Uno scenario che inizia a preoccupare persino Paolo Gentiloni, che ieri ha chiesto ai Paesi di attivare un ombrello che aiuti a limitare i costi della transizione energetica. D'altra parte, che le politiche Ue siano le principali responsabili degli aumenti in bolletta non lo dicono Salvini e Meloni, ma l'Autorità dell'energia. Sentite cosa spiegava l'Arera nella comunicazione di luglio con cui annunciava i primi forti rincari: «Gli aumenti sono legati al trend di forte crescita delle quotazioni delle principali materie prime energetiche, in particolare i prezzi europei del gas sono cresciuti di oltre il 30% nel secondo trimestre del 2021 rispetto al primo e risultano sempre più correlati con il prezzo della CO2 che, nel mese in corso, si è attestato oltre i 50 per tonnellata, anche per le attese di un possibile rafforzamento delle vigenti politiche comunitarie per il contenimento delle emissioni nocive dei gas serra». In altre parole, più l'Europa va avanti nella lotta al clima, più le bollette salgono. Ma che importa? È «una grande opportunità». 

 

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