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Boris Johnson, la sua Brexit è un trionfo: perché una Ue isolata ha capito di aver perso

di Giuseppe Valditara domenica 19 settembre 2021

2' di lettura

L'accordo di cooperazione strategica fra Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna potrebbe avere conseguenze dirompenti. La reazione francese, con il richiamo degli ambasciatori a Washington e Canberra, va probabilmente al di là della perdita di 56 miliardi di commesse militari dirottate dall'Australia verso gli Stati Uniti. Macron potrebbe prendere in mano la bandiera dell'orgoglio umiliato, che non è solo l'orgoglio francese. 

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Joe Biden, dando vita ad Aukus, ha fatto sorprendentemente una scelta molto "anglosassone" e indirettamente antieuropea, per qualche aspetto "trumpiana", una scelta che sul lungo periodo rischia di indebolire la posizione americana nel confronto con la Cina, raffreddando nel vecchio Continente molte simpatie alla causa, oltreché far vacillare la solidità della Nato. Chi esce trionfatore da questa nuova alleanza è certamente Boris Johnson che attribuisce un senso geostrategico forte alla Brexit, ridando al Regno Unito un protagonismo diplomatico e militare che non aveva più da molto tempo. 

A questo punto diventa obbligatoria per l'Europa la strada verso la costruzione di una difesa comune che presuppone tuttavia una visione di politica estera, la consapevolezza dei comuni interessi da proteggere e un sentimento identitario che fino a oggisono mancati ai governi e probabilmente agli stessi popoli europei. Insomma una sfida in salita che richiederebbe leader dotati di grandi visioni come furono De Gasperi, Adenauer e Schumann. Un'Europa prigioniera della sua burocrazia, e di un eccesso di regole, rischia del resto di far naufragare qualsiasi slancio europeista che non sia la solita tiritera politicamente corretta di una classe politica priva di carisma. 

Di fronte a un Regno Unito che punta a creare un ambiente fortemente competitivo, caratterizzato da una accentuata deregolamentazione, proiettato nel futuro, il rischio è di dover rimpiangere la decisione di Cameron di far votare un referendum che ha privato di un punto di riferimento essenziale chi nel Vecchio Continente crede in una visione autenticamente liberale della società e della economia.

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