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Ue, ecco chi sono i tiranni mascherati che comandano a Bruxelles

Tira una brutta aria per la democrazia: dopo la Romania, il caso Afd in Germania. Ma il popolo si sta svegliando
di Daniele Capezzone domenica 4 maggio 2025

3' di lettura

Come in un gioco di enigmistica elementare e ultrasemplificato, è sufficiente unire i puntini per ottenere la visione del quadro d’assieme. In Francia, i magistrati condannano Marine Le Pen in modo assai discutibile (se il criterio applicato a lei fosse esteso a tutti gli eurodeputati, se ne salverebbero pochini), ma soprattutto le irrogano subito – e non erano affatto obbligati a farlo – la sanzione accessoria dell’ineleggibilità. Priorità: buttarla fuori dalla possibilità di candidarsi. In Romania, a due riprese, viene fatto fuori dalle elezioni Calin Georgescu: prima con l’accusa fumosa di fantomatiche ingerenze esterne, e poi – in seconda battuta – senza nemmeno specificare perché, con un cosiddetto “voto di coscienza” della commissione elettorale.

E adesso si arriva in Germania dove, come Libero vi ha raccontato ieri, una struttura interna all’apparato dei Servizi ha appiccicato addosso a AfD l’etichetta di forza estremista. I media giustificazionisti si affrettano a precisare che ora non è scontata la messa fuori legge di quello che è oggi il primo partito tedesco (come se la sola prospettazione di quella ipotesi pazzesca fosse la cosa più normale del mondo), e relegano a dettaglio di cronaca il fatto che già adesso, in forza di questa classificazione, i dirigenti di quel partito possano essere oggetto di penetranti registrazioni audiovideo da parte degli apparati di sicurezza, i quali potranno anche avvalersi di “informatori” interni. Un armamentario degno della Stasi. Si badi bene: stiamo parlando della formazione per cui ha votato un tedesco su cinque a febbraio scorso, e per cui oggi voterebbe un tedesco su quattro.

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Uniamo i puntini? Che immagine viene fuori? Quella di un’Ue nel cuore della quale la libertà è in pericolo. I nostri parrucconi potranno stracciarsi le vesti quanto vogliono per l’ormai ben noto discorso critico verso l’Ue di J.D. Vance o perla rasoiata di Marco Rubio dell’altra sera successiva alla scomunica di AfD («Questa non è democrazia: è tirannia mascherata»). Mala realtà è che in Europa va affermandosi un modello gestito dai “correttori della democrazia”. Il popolo “vota male”? O rischia di non “votare bene”? E allora ecco le “correzioni” dei mandarini. Ora, a qualunque spirito minimamente liberale tutto ciò dovrebbe far orrore.

Ma – aldilà delle nostre reazioni – rimane il fatto che gli autonominati “correttori” della democrazia hanno calcolato tutto tranne un “dettaglio”: e cioè la reazione del popolo. In Italia, a ben vedere, un trentennio di uso politico della giustizia ha distrutto la credibilità della sinistra e pure quella della magistratura. Negli Usa, Trump ha trionfato nonostante la mostrificazione e l’aggressione giudiziaria. In Romania, anche dopo l’esclusione di Georgescu, la destra e i sovranisti godono di sondaggi promettenti (capiremo tutto stasera, quando si chiuderanno le urne).

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In Francia – non è un paradosso – una vittoria della destra alle presidenziali del 2027 non è mai stata tanto probabile quanto lo è oggi. A ben vedere, in tutti questi anni, la Le Pen è stata in grado di avanzare e crescere elettoralmente, ma non di battere Emmanuel Macron. Il suo giovane delfino Bardella è apparso acerbo e non sufficientemente attrezzato sul piano dei contenuti. Ma ora hanno ciò che mancava, e gliel’hanno fornito i loro arcinemici: la condizione (vera, non posticcia) di vittime, di aggrediti, di ostracizzati.

Quanto ad AfD, è pronosticabile una crescita ancora più tumultuosa: a febbraio prese il 20%, ora sarebbe al 26%. Tutto ciò tende a incrociarsi perfettamente con la sacrosanta indignazione popolare che già si registra sui social. Che dice a se stesso il cittadino comune? Vogliono impedirmi di scegliere, vogliono restringere lo spettro della mia libertà, vogliono eterodeterminarmi. E automaticamente, anche in molti cosiddetti “moderati”, scatta una grande e sanissima voglia di ribellione.

C’è da giurarlo, e con Trump infatti è andata così. Le elezioni, più ancora che un’occasione per votare per lui, sono diventate una meravigliosa opportunità per vendicarsi contro gli altri, contro la loro prepotenza, la loro presunzione di superiorità, i loro sorrisini, e – in molti casi – la loro propensione a bypassare la democrazia. Un’occasione per punirli.

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