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Mario Draghi? Meno di 100 giorni per 38 riforme: ecco perché sui soldi dell'Europa rischiamo

 Mario Draghi

Roberto Formigoni
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L'economia italiana è certamente in ripresa, anzi in forte ripresa. Draghi ha ufficializzato all'assemblea di Confindustria che a fine anno la crescita del Pil dovrebbe superare il 6%, il risultato migliore d'Europa. Ma guai ai facili ottimismi! Innanzitutto neppure questa crescita ci riporterebbe ai livelli pre-Covid, pandemia che ci ha fatto perdere più del 9% di Pil, e non dobbiamo dimenticare che nel 2019 non avevamo ancora recuperato le perdite delle crisi di 2012 e 2017. Insomma c'è da pedalare ancora, e pedalar forte per ridare alla nostra gente una possibilità di reddito dignitosa (reddito guadagnato col lavoro, beninteso, non con prebende varie, tranne per chi è veramente bisognoso!).

 

Ma soprattutto, a preoccupare e rendere accidentato e in salita il cammino, è il numero di riforme che governo e Parlamento devono approvare per ottenere i circa 190 miliardi che l'Europa ci ha destinato, al netto dei 30 già ricevuti. Infatti non dobbiamo dimenticare che i fondi dell'Europa ai diversi Paesi sono legati a una serie di cambiamenti che devono essere realizzati per eliminare storture, debolezze, rendite di posizione che hanno bloccato la crescita di un benessere generalizzato per anni. E questo è sacrosanto, per evitare di trovarsi impreparati davanti a un'eventuale nuova crisi in futuro. Bene, le riforme che l'Italia deve realizzare entro fine anno, ossia in meno di 100 giorni, sono 38, avendone finora approvate solo 13 sul totale delle 51 previste.

 

Si tratta di un'ampia serie di misure diverse tra loro: dalla revisione delle politiche attive del lavoro alla riforma universitaria, passando per la legge quadro sulla disabilità, alla legge delega sul fisco fino a quella sulla concorrenza. E si dovrà pure decidere sull'eliminazione, o su una profonda trasformazione, di leggi controverse approvate dal I governo Conte come il Reddito di cittadinanza, costato moltissimo e che ha prodotto pochi posti di lavoro, e Quota 100, che pure è costata molto e doveva essere provvisoria. Insomma, saranno mesi di grande impegno e rinuncia doverosa per molti a punti di vista e interessi particolaristici. Ma se saremo coerenti il futuro sarà questa volta nelle nostre mani.

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