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Gas, il piano kamikaze della Ue: ecco a che ora taglia la luce

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Antonio Castro
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Austherity a ritmi alternati. O, se preferite, a macchia di leopardo. Spegnendo la lavatrice quando marcia la lavastoviglie. Ecco il piano per tentare di resistere ai tagli di fornitura di Putin. In attesa di individuare un faticoso accordo comunitario che dia quantomeno l'idea di un fronte comune. Ci si attrezza come si può in questa guerra energetica che sta sconvolgendo le economie occidentali. Ovvero riducendo i consumi visto che proprio non si riescono ad aumentare le forniture. Una cosa è certa: ora si rischia la pesante deindustrializzare di un sistema economico che già traballava per le conseguenze (pure) della pandemia. E di una mancanza di strategia energetica comunitaria. Sono state riattivate per tentare di compensare anche le 6 centrali a carbone e quella ad olio pesante (quella di San Filippo Del Mela). Negli anni Settanta l'austherity venne scavallata (a fatica) inventandosi le domeniche a piedi, le targhe alterne. Il ministro dell'Industria Franco Piga la trovata di marciare con macchine a targa alterna se le inventò guardando i numeri finali delle due vetture nel garage di casa sua. E, soprattutto, facendo leva sulla parsimonia degli italiani che ripetevano come un mantra ai figli: «Spegni la luce... spegni la luce che il contatore corre».

 

 

 

VERSIONE AGGIORNATA

Oggi l'intuizione geniale del vulcanico politico democristiano viene riproposta declinata con una riedizione aggiornata e corretta - del contenimento generalizzato dei consumi energetici su base europea. Allora il barile di greggio rappresentava il miraggio inarrivabile. Non c'era benzina e quella che ci arrivava con le navi tank non bastava per tutti. Oltre cinquantanni dopo la situazione non è tanto cambiata: solo che siamo dipendenti dal gas. Che fino a qualche mese fa costava un decimo del greggio. Poi ci si è messo Vladimir Putin che forte del cordone ombelicale del Nord Stream - ha cominciato a strozzarci con la riduzione delle forniture serrando i rubinetti. Rispondendo così alle sanzioni economiche di Usa/Ue dopo l'attacco all'Ucraina partito a fine febbraio che Mosca aveva catalogato come "operazione militare speciale". La finanza speculativa ha fatto il resto. E da una manciata di euro al megawatt si è spiccato il volo. Ieri i contratti future sul gas naturale all'hub di riferimento Ttf passavano di mano, in chiusura di giornata, a 191,025 euro per megawattora, in calo dell'8% è vero. Comunque un salasso. E il costo a mw è già sceso rispetto ai picchi delle settimane scorse (il 25 agosto era arrivato al record di 324). Livelli che avevano fatto tremare cancellerie e governi. Di certo le imprese (e presto purtroppo anche le famiglie con le bollette che arriveranno ad ottobre), vedono decuplicare i costi energetici. Rendendo insostenibili non solo i conti, ma perfino la produzione. Non è ancora chiara se il pacchetto delle misure anti-crisi energetica che oggi verrà presentato comprenderà o meno un tetto al prezzo del gas. La discussione tra i commissari sarà animata nella riunione del Collegio (che si terrà a Strasburgo). Ma il pacchetto complessivo verrà presentato solo mercoledì dalla presidente Ursula von der Leyen nel discorso sullo Stato dell'Unione al Parlamento europeo. Bisogna vedere se alla presidente verranno riconosciuti i poteri di intervenire in caso di scarsità di approvvigionamento (vero strumento d'emergenza). Il punto cruciale del vertice è il pacchetto energia. Dalle bozze che circolano sono ovviamente confermati gli interventi sul taglio dei consumo di elettricità, la tassazione sugli extra-profitti, il contributo di solidarietà dalle aziende Oil&Gas. Resta invece ancora da definire se ci sarà o meno il price cap sul gas. Ma non c'è accordo. La Commissione era orientata all'inserimento del tetto al prezzo solo per il gas russo ma diversi Stati avevano chiesto di estendere il price cap a tutto il metano importato.

 

 

 

IL FRONTE ORIENTALE

Compreso al Gnl che arriva liquefatto via nave soprattutto da Usa e Qatar. Le discussioni sono tutt' altro che chiuse. Non c'è compattezza tra i 27. Più ci si avvicina al fronte orientale meno granitiche appaiono le posizioni. Il freddo fa paura. E le aziende traballano già. E per evitare imbarazzi- dopo il confronto nel collegio dei commissari non è stato schedulato neppure il consueto appuntamento con la stampa. La von der Leyen mercoledì si rivolgerà direttamente agli eurodeputati. E si vedrà. Il ministro italiano per la Transizione energetica, Roberto Cingolani, anticipa che verrà consentita l'estrazione di «circa 4-5 miliardi di metri cubi, su giacimenti esistenti senza toccare l'alto Adriatico». C'è di buono che gli stoccaggi hanno raggiunto un coefficiente di riempimento dell'84%. 

 

 

 

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