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Dimitris Avramopoulos, altro caso nella Ue: da chi era stipendiato

di Alessandro Gonzato mercoledì 21 dicembre 2022

2' di lettura

Cinquemila euro al mese. Altro che ruolo "onorario": certo, ufficialmente lo era, ma l'ex commissario europeo per le Migrazioni, il greco Dimitris Avramopoulos, dalla Ong presieduta da Antonio Panzeri era ben stipendiato. Cinquemila euro al mese sono 60 mila all'anno. E Avramopoulos ieri ha dichiarato di essere stato stipendiato proprio per un anno dalla Fight Impunity, «da febbraio 2021 a febbraio 2022», e che dopo aver «visto che l'attività dell'organizzazione era notevolmente diminuita» ha chiesto «la fine dell'indennizzo». Stando al numero di convegni della Ong da febbraio 2022 in avanti non risulta che l'attività sia «notevolmente diminuita»: solo gli eventi pubblicati sul sito da fine febbraio a fine giugno sono 8, tra Roma e l'Ue.

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Che ci sia stato anche dell'altro, quindi, dietro la decisione di Avramopoulos di affrancarsi dalla Ong? Il politico, va detto, a oggi non è coinvolto nell'indagine-Qataragate. Il greco è stato commissario Ue dal 2014 al 2019, ruolo retribuito con 22.367 euro al mese e un'indennità di fine mandato di 690 mila. Avramopoulos ha voluto precisare che per far parte della Fight Impunity aveva «chiesto l'approvazione della Commissione europea», nulla osta che avrebbe ricevuto «per iscritto» dalla «presidente von der Leyen». AvraL'ex commissario Ue alle Migrazioni Dimitris Avramopoulos, e Federica Mogherini, ex Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri Avramopoulos è tornato a citare date: «Il 10 dicembre 2020 il Comitato etico ha espresso l'assenso alla mia partecipazione alla Ong». Il nulla osta è del 3 febbraio 2021. Avramopoulos è passato all'attacco: «C'è uno sforzo da parte di alcuni ambienti in Italia per distorcere l'immagine della mia partecipazione completamente legale alla Ong e indebolire la candidatura che ho presentato alla carica di rappresentante speciale Ue nel Golfo Persico, rafforzando così l'appoggio per il candidato socialista italiano», Luigi Di Maio».

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Insomma, un complotto ordito per favorire Giggino: mah. Una ricostruzione di sicuro curiosa. Il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, ha riferito che l'istituzione «sta verificando» se l'ex commissario abbia «rispettato le restrizioni inserite nell'autorizzazione» per far parte della Ong, tra cui il «non prendere contatti con la Commissione». Poi Mamer ha precisato: «Non sta a noi dire quale potrebbe essere la remunerazione che ha ricevuto». Nel comitato della Ong c'erano anche Emma Bonino e Federica Mogherini, che è stata vicepresidente della Commissione Ue Alto rappresentante dell'Unione. «Lei», ha spiegato affermato Mamer, «è entrata nella Fight Impunity dopo due anni dalla fine del periodo di "cooling -off"»- dalla fine dei due incarichi - e dunque «non doveva far domanda alla Commissione». Quanto prendeva dalla Ong? «Dovete chiedere alla Mogherini». Mistero anche sulla Bonino.

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