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Scacco matto a Bruxelles, così la destra si prende l'Europa

Carlo Nicolato
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Scacco matto all’Unione Europea in sette mosse. Da qui al prossimo anno compreso, con un'appendice di almeno sei mesi nel 2025, la Ue attraverserà un ciclo di elezioni e presidenze di turno dal quale difficilmente uscirà con una fisionomia simile a quella attuale. Anzi, se non si prepara ai giusti cambiamenti che le normali democrazie prevedono, rischia proprio di uscirne con le ossa rotte. Il primo scossone, potrebbe arrivare il 23 luglio con le elezioni anticipate spagnole indette dall’attuale premier socialista dopo la sconfitta alle amministrative con un azzardo non molto gradito a Bruxelles. La sua idea è quella di inchiodare i popolari alle loro responsabilità, che sarebbero quelle “imperdonabili” di fare alleanze con l’estrema destra di Vox.

In sostanza Sanchez vuole giocarsi la carta dell’adunata antifascista, cercando di fare leva sulla paura dei centristi, una scommessa che ha ben poche possibilità di funzionare e che rischia di trasformarsi in un crollo per la sinistra, come peraltro dimostra la stessa scelta di anticipare una tornata elettorale che comunque si sarebbe dovuta tenere tra sei mesi. Per la Ue il possibile ritorno dei popolari alla Moncloa con l’aiuto determinante di Vox sarebbe un colpo basso difficile da digerire.

LA POSTA IN GIOCO - Un campanello d’allarme impossibile da ignorare, tanto più che la Spagna a inizio giugno assumerà la presidenza di turno della Ue, e qui arriviamo alla seconda delle mosse che conducono al possibile scacco matto. Tale incarico semestrale in realtà non gode di particolari poteri ma riveste un ruolo chiave nel coordinamento del lavoro politico presso il Consiglio, oltre ad avere un valore simbolico importante.

 

A luglio peraltro si rivota anche in Grecia, dove tuttavia la scontata vittoria dei conservatori di Mitsotakis, leader ben inserito nell’ingranaggio Ue, non preoccupa affatto, ma sarebbe comunque la conferma che l’intero continente si sta saldamente collocando a destra.

Ben più preoccupanti in chiave Ue saranno le elezioni in Polonia, nel quale il Pis, il partito di destra al governo, non avrà alcun problema a riconfermarsi (terza mossa), nonostante gli attacchi arrivati anche in questi giorni da Bruxelles. Il semestre spagnolo si concluderà con la fine dell’anno e lascerà spazio a quello belga.

Tutte le attenzioni però in questo periodo saranno già concentrate alle elezioni europee che si terranno tra il 6 e il 9 giugno. Finora tale tornata elettorale è stata solo un proforma per confermare la solita dicotomia tra gruppo dei popolari e quello dei socialisti - ampiamente d’accordo nel dividersi il potere e le varie presidenze, a cominciare da quella della Commissione (seconde regole consuetudinarie come quella dello “Spitzenkandidat”) - con qualche propaggine di gruppi minori allineati.

 

 

Da questo sistema sono sempre stati esclusi i gruppi di destra come i Conservatori e Riformisti europei o Identità e Democrazia. Se la vittoria dei partiti conservatori in quasi tutti i Paesi della Ue sarà confermata anche alle europee, stavolta i giochini dei due gruppi con e Spitzenkandidat connesso rischiano seriamente di saltare (quarta mossa).

Attenzione però perché con l’arrivo di giugno arriverà il turno dell’Ungheria, altra bestia nera europea, sulla cui non idoneità ad assumere la presidenza del Consiglio si è già espresso più di un alto papavero progressista tedesco e francese (quinta mossa). Tutto questo mentre al G7, in cui l’Europa è rappresentata da ben 5 capi di Stato (Germania, Francia, Italia, Commissione e Consiglio), sarà il momento della presidenza italiana (sesta mossa), cioè del governo di destra presieduto da Giorgia Meloni. Se la Ue uscirà ancora intera dal tour de force del 2024, potrebbe pensarci proprio la Polonia a darle il definitivo scacco matto: a lei infatti spetterà la settima mossa, la presidenza di turno dopo quella ungherese.

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