il commissario europeo

Paolo Gentiloni, sfida alla Meloni: "Polemiche su di me? Danno per l'Italia"

"Dico soltanto che non voglio partecipare a polemiche che penso danneggino l'Italia". Così il commissario europeo all'Economia Paolo Gentiloni in conferenza stampa a Bruxelles, sulle dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni riguardanti il suo operato. "Mi è stato chiesto spesso di commentare" le critiche formulate da diversi esponenti del governo italiano, ma "ci tengo al mio Paese e per questo non voglio alimentare queste polemiche. E non le alimenterò". Se doveva essere una dichiarazione distensiva, forse non ha centrato il segno perché in tanti nell'opposizione hanno interpretato le parole dell'ex premier, accusato dalla maggioranza di aver iniziato a indossare la casacca del centrosinistra con l'approssimarsi delle elezioni europee del 2024, come un riconoscimento implicito della "strumentalità" delle critiche arrivate dalla Meloni e da Matteo Salvini.

Peraltro l'esponente del Pd (qualcuno pensa sarà il prossimo segretario dem quando Elly Schlein cadrà alle urne), dopo aver letto le "pagelle Ue" sull'economia ai paesi dell'Eurozona e alla stessa Italia, ha tentato di fare in qualche modo il pompiere.  Il commissario confida che la Commissione europea riconosca "l'importanza" del lavoro fatto dal governo italiano per trovare una soluzione alla "antica questione" di Alitalia, portando Ita, la società rinata dalle ceneri dell'ex compagnia di bandiera, nell'orbita della tedesca Lufthansa. Pur ricordando che il dossier non rientra nel suo portafoglio (è competenza della Concorrenza, ora temporaneamente affidata al belga Didier Reynders

 

 

 

"La questione di Ita è una antica questione, che non fa parte delle mie competenze - dice l'ex presidente del Consiglio - ma è una questione che conosco bene, che mi sta a cuore e che quindi, nell'ambito delle responsabilità collegiali della Commissione, cercherò di affrontare. E' una questione che ci trasciniamo da tempo e credo che meriti una soluzione. Penso - conclude - che il governo abbia lavorato molto per individuare questa soluzione e confido nel fatto che la Commissione Europea riconosca l'importanza di questo lavoro". Proprio sul dossier "arenato" la Meloni aveva chiamato in causa Gentiloni.

 

 

 

In generale, pur riferendo dei dati "sorprendenti" sul rallentamento del Pil italiano, Gentiloni suggerisce che "delle nuove stime economiche sull’Italia non dobbiamo dare una interpretazione particolarmente negativa intanto perché fanno parte di un contesto di rallentamento generale che coinvolge tutti i paesi”, e poi perché pesano la difficoltà dell’industria ("Riguarda in particolare anche la Germania"), dei mercati globali, la stretta monetaria della Bce che influisce in tutti i paesi e in particolare in un paese (come l’Italia) nel quale dal finanziamento bancario dipende molto degli investimenti relativamente ad altri paesi. 

 

 


 

C'è poi la chiave di tutto, il Superbonus 110%. "L’eliminazione delle misure di sostegno all’economia e all'edilizia", sottolinea Gentiloni, ha contribuito a far rallentare il Pil. Tuttavia, aggiunge quasi raffreddando i facili entusiasmi di Giuseppe Conte e Movimento 5 Stelle, "la Commissione ha sempre sollecitato tutti i governi nei modi che ciascun paese sceglie a eliminare le misure straordinarie introdotte per il Covid e per i prezzi dell’energia perché si tratta di misura non solo hanno un costo che nel tempo è difficile sostenere, ma anche perché sono misure che nel medio periodo rendono difficile la riduzione dell’inflazione, cosa che è nell’interesse dell’economia europea e di tutte le famiglie. Quindi, il discorso del Superbonus da parte del tema generale, cioè delle misure considerate straordinarie perché prese in momenti straordinari ma che gradualmente è giusto eliminare". Bastone e carota, dunque, anche se sul rapporto con Palazzo Chigi aleggia sempre quel fantasma, "danno per l'Italia", che in tanti nelle fila del governo interpretano come una sottile, velata minaccia.