Se amiamo credere alle favole, e quindi se ci persuade l’idea che le istituzioni europee siano terze, asettiche, impermeabili ai veleni della lotta politica, allora possiamo fidarci di quel che raccontano, in stereofonia da Roma e da Bruxelles, i difensori di Paolo Gentiloni: i membri della Commissione fanno gli interessi dell’Ue e non quelli dei paesi di provenienza. Ma bisogna essere molto ingenui per accontentarsi di questa versione. La realtà è ben diversa: i commissari e la Commissione fanno – sempre e comunque – politica.
Ogni atto, ogni parola proveniente dalle figure di vertice di Bruxelles (nessuna delle quali è frutto di elezione popolare diretta) può aiutare un governo nazionale oppure creargli una difficoltà. E rispetto all’attuale esecutivo italiano la sequenza di comportamenti per lo meno discutibili di Gentiloni comincia a esser lunga: al di là del caso Ita-Lufthansa, spicca soprattutto la proposta di riforma del Patto di stabilità che (pur presentata come “mediazione”) resta assai svantaggiosa.
Allargando il quadro ad altre attività dell’intera Commissione, non si può tacere sulla raffica di misure ecointegraliste che sembrano fatte per aggredire casa-auto-agricoltura-pesca: settori decisivi per il risparmio e l’economia. La verità è sotto i nostri occhi: c’è chi vuole usare i prossimi mesi per condurre un’operazione – felpata ma sistematica – volta a imbrigliare il governo. Il fatto è che la Meloni ha la chance storica di diventare la figura chiave dei nuovi assetti Ue. O (ipotesi più difficile) nel quadro di un’alleanza europea di centrodestra allargato in grado di mandare i socialisti all’opposizione, o (ipotesi più probabile) rideterminando in modo potente il dosaggio delle forze oggi egemonia Bruxelles e diventandone il perno. È evidente che ad alcuni questa prospettiva non piaccia, e che cerchino di ostacolarla. Paolo Gentiloni non è un extraterrestre: è un politico, un politico del Pd. Forse anche destinato a tornare in gioco nel riassetto della sinistra italiana. Ed è bene interpretare ogni sua mossa secondo canoni – appunto – politici. Non è un’offesa: ma una constatazione oggettiva.