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Vladimir Putin, lo schiaffo alla Ue: il report che fa godere lo zar

Carlo Nicolato
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L’Unione europea ha dato ieri il via libera ufficiale al 12esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Le misure principali riguarderanno essenzialmente i diamanti, ovvero dal prossimo primo gennaio i 27 Stati membri non potranno più acquistare diamanti naturali e sintetici o gioielli con diamanti, provenienti direttamente dalla Russia, a meno che non siano destinati a scopi industriali. Entro il primo marzo, il divieto di importazione sarà esteso ai diamanti di origine russa tagliati e lucidati in altri Paesi.

Bene, quali saranno gli effetti di tali sanzioni sulla guerra in Ucraina? Nulli, come nulli di fatto sono stati gli effetti degli altri pacchetti fin qui varati che Mosca si è evidentemente fumati senza che vi rimanesse troppa traccia. Lo dicono i numeri, l’economia russa va meglio di quella europea, quest’anno secondo gli analisti di Bloomberg Economics il Pil di Mosca crescerà del 3%, perfino meglio di quel 2% già ottimo che la primavera scorsa il Ministero russo dello Sviluppo Economico e della Banca Centrale della Federazione Russa avevano previsto.

 

 

 

«Sanzioni massicce e senza precedenti» si diceva nel marzo scorso e si legge ancora sui siti delle istituzioni europee, sanzioni che metteranno in ginocchio Mosca nell’arco di qualche mese o addirittura settimane. L’allora presidente del Consiglio italiano Mario Draghi disse che avrebbero fatto effetto entro l’estate: era il 2022, ed effettivamente la Russia entrò in recessione per qualche mese, mentre il rublo veniva pesantemente svalutato, ma non è che le cose in Europa andassero molto meglio. Robin Brooks, capo economista dell'International Institute of Finance, previde che il Pil della Russia sarebbe «caduto del 30% entro la fine del 2022». Il calo fu solo del 2,1%. Il commissario Gentiloni disse che sarebbe stato necessario modulare le sanzioni «per evitare di fare dei danni all’Europa», cosa che invece è puntualmente successa, mentre sul sito della delegazione della Commissione europea in Ucraina si legge tuttora che le sanzioni richiedono «pazienza strategica perché può essere necessario molto tempo prima che producano l'effetto desiderato».

 

 

 

Ma quanto tempo, qualche mese, un anno, due anni? O di più? E quale effetto desiderato? Due anni sono già passati e l’Ucraina rischia pesantemente di perdere la guerra prima che l’effetto desiderato arrivi. Perfino gli oligarchi si stanno arricchendo nonostante le pesanti sanzioni a loro carico. Secondo l'ultima classifica stilata da Bloomberg Billionaires Index dell'inizio di dicembre, la ricchezza degli oligarchi russi è aumentata di 40 miliardi di dollari, quasi quanto il pacchetto di aiuti a Kiev che la Ue stenta a votare. L’imprenditore e dirigente sportivo Alisher Usmanov, amico di Medvedev, affarista con le mani in pasta ovunque, è riuscito ad aumentare la sua ricchezza di quasi 2 miliardi di dollari, mentre gli oligarchi Leonid Mikhelson e Gennady Timchenko (quest'ultimo amico intimo di Putin) hanno incassato ciascuno 3 miliardi aggiuntivi.

 

 

 

Il record però è di Alekperov, altro uomo d'affari sanzionato e co-fondatore di Lukoil, una delle principali compagnie petrolifere russe, che è stato in grado di aumentare la sua fortuna di quasi 10 miliardi di dollari. Alekperov sta anche cercando di diventare il principale azionista di Yandex, il gigante delle telecomunicazioni russo. Eppure dopo 11 pacchetti l’Ue non si è ancora resa conto che se tale strategia non funziona è perché è praticamente impossibile farla funzionare. E come potrebbe dal momento che la Russia occupa un ottavo delle terre emerse mondiali, è secondo produttore di petrolio e gas, nonché tra i maggiori estrattori di materie prime di ogni tipo, completamente autosufficiente sotto ogni profilo, alleato della seconda potenza economica mondiale, la Cina, nonché di qualche altro miliardo di persone tra Asia, Sudamerica e Africa? Forse è meglio che la Ue cambi strategia o che ne trovi una. Anche perché con quella delle sanzioni non si sa nemmeno dove voglia arrivare: sul sito del Consiglio Europeo è spiegato per filo e per segno che cosa sono, perché sono state decise, chi sono i destinatari, come funzionano ecc, quali persone e merci riguardano, ma dello scopo, del fine ultimo, non c’è traccia.
 

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